Venezia riscopre la sua toponomastica

Censiti tutti i «nizioleti» calle per calle e riordinati nel nuovo stradario. L’assessore Agostini: «Restituita identità alla città»
Di Roberta De Rossi

Si scrive «Ghetto» e non «Gheto». Le Fondamente sono «Nove» e non «Nuove», ma la calle è «Vecchia» e non «Vecia», mentre «degli» e «della» sono messi al bando. Così «Calle degli Albanesi» diventerà «dei Albanesi» e «Campiello della colomba» sarà «de la colomba».

Finalmente Venezia ha uno stradario, nomi certi calle per calle, campo per campo, e regole altrettanto certe per la scrittura dei suoi toponimi, che negli anni si sono andati affastellando, cancellando, riscrivendo con errori: almeno un nizioleto su cinque è errato.

«Siamo riusciti a restituire a Venezia l’identità storica dei suoi toponimi: un lavoro tentato da tanti negli ultimi decenni, anche con costoste consulenze, e mai completato», commenta soddisfatta l’assessora alla Toponomastica, Tiziana Agostini, «un lavoro colossale realizzato da tre dipendenti dell’assessorato - il dirigente Savini, Francesco Padoan e Laura Fiorillo - e lo stagista Mason, senza fondi straordinari. Hanno censito uno a uno i nizioleti, ricostruendone il toponimo esatto, grazie all’incrocio di più fonti storiche». Quanto alla lingua scelta, «nei secoli si sono susseguite scritture dialettali, italianizzazioni spinte di epoca austriaca, errori. Si è deciso per la dicitura veneziana, ricordando però che la lingue scritta corretta è molto diversa da quella parlata: ci sono le doppie, ad esempio, si scrive la “l” che invece non si pronuncia nel parlato, si scrive chiesa e non ciesa. Naturalmente si sono poi rispettati toponimi ormai consolidati cone Santi Giovani e Paolo a fronte del veneziano Zanipolo e ripristinate doppie diciture, come Calle Marcello o Pindemonte».

Un lavoro iniziato nel 2009 e conclusosi ora - spiega il dirigente Stefano Salvini - scattando 11 mila foto e dando corpo al primo stradario ufficiale del centro storico, dopo aver confrontato per ogni toponimo sei diverse fonti: «Cattastici» del 1786 e 1802, «Elenchi dei numeri anagrafici» del 1841, le «Curiosità veneziane» di Giuseppe Tassini del 1887, l’«Indicatore anagrafico e guida pratica di Venezia» del 1937, per finire con l' «Indicatore anagrafico di Venezia» del 1996. Stradario e mappatura georeferenziata dei nizioleti sarà consultabile sul web. Ieri, la delibera è stata approvata dalla giunta, dando così il via anche al restauro dei nizioleti di San Marco: progetto dei Lavori pubblici, sponsorizzato dal gruppo Vuitton. Un’iniziativa, quest’ultima, partita dall’attivismo di un numeroso gruppo Facebook, che per mesi ha denunciato sul web errori, omissioni, cancellazioni e fatto pressing sull’amministrazione per un intervento. «Non siamo stati invitati alla conferenza stampa: spiace molto che i cittadini che hanno sollevato una questione per anni dimenticata come il degrado dei nizioleti siano stati dimenticati», commentano Anna Brondino e Alberto Alberti. «Abbiamno organizzato tutto di fretta», si è scusata l’assessora Agostini, ringraziando il gruppo per il contributo.

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