Venezia, rilancio del museo Fortuny. I video su Instagram diventano un caso: «Lavori pericolosi»

La direttrice Belli: «Tutto regolare, tanto rumore per nulla

non è un progetto che modifica il senso generale del luogo»

Vera Mantengoli
I lavori al museo Fortuny e la direttrice Gabriella Belli
I lavori al museo Fortuny e la direttrice Gabriella Belli

VENEZIA. Storpiamento o rinascita? Parliamo del futuro Museo Mariano Fortuny, chiuso da due anni per restauro e parte dei Musei Civici Veneziani. Due storie di Instagram, pubblicate dal regista Massimo Pizzi Gasparon Contarini, assistente dello scenografo Pier Luigi Pizzi che sta collaborando al nuovo allestimento, hanno sollevato qualche perplessità sugli interventi, sebbene la soprintendente Elisabetta Carpani dichiari che i lavori stiano procedendo in conformità con l’autorizzazione rilasciata.

«Si sta facendo un caso sul nulla. Le immagini risalgono a un mese fa, quando abbiamo iniziato i lavori e riprendono due momenti normali di cantiere. Noi abbiamo cura di ogni pezzo tanto che verrà esposto il 90% delle opere di Fortuny molte mai esposte e quello che si è visto sono soltanto alcuni istanti» risponde la direttrice dei Musei Civici Gabriella Belli.

Intanto però i filmati stanno girando sui social e hanno raggiunto anche alcuni consiglieri comunali come Giuseppe Saccà del Pd che chiede che venga organizzato al più presto un sopralluogo, come previsto mesi fa, con esperti del settore affinché si possa conoscere più nel dettaglio l’operazione in corso. «Aspettiamo i consiglieri comunali con gioia» replica la direttrice.

Nei due brevi video, realizzati dal regista con l’intento di promuovere e valorizzare l’arrivo del nuovo museo, si vedono opere appoggiate per terra senza protezione; nessun filtro per la luce (tra i fattori più pericolosi per il degrado dei dipinti) e nemmeno dispositivi per il controllo della componente visibile, infrarossa e termica delle opere d’arte, come previsto dalle norme museali di conservazione; nuove colonne e fregi architettonici.

«Quello che si può dire è invece che si vede una cosa meravigliosa, le polifore del palazzo gotico restituite dopo 20 anni alla città. Nei decenni, per ragioni di esposizione o per creare un’atmosfera più intima, si sono chiuse le due polifore che invece noi abbiamo riaperto anche perché, come racconta la documentazione fotografica, quando Fortuny viveva nel palazzo aveva le finestre aperte» prosegue la direttrice. Per quanto riguarda la luce Belli conferma che per l’illuminotecnica si sta provvedendo a tutti i filtri che attenuino gli eccessi di luce, elemento che si sta studiando con dei report precisi.

«Non si vedono i restauratori, ma ci sono perché stavamo iniziando a catalogare tutti i mobili e la loro destinazione. Poi ci sono due copie di dipinti che Fortuny fa negli anni Trenta e non gli originali di Tiepolo o di Goya perché stavamo trasferendo delle opere dal Giardino d’Inverno alle Sale dove verranno esposte» spiega Belli. Per quanto riguarda la colonna Belli spiega che c’era già una colonna di Fortuny, dimostrata da un suo quadro. «Siccome c’è una putrella d’acciaio, messa per sostenere il soffitto che un tempo era ceduto e che non rispecchia l’ambiente di Fortuny, per migliorare esteticamente abbiamo fatto un intervento divertente e provvisorio, mettendo un calco».

Tempo fa, prima che i lavori partissero, Gianfranco Romanelli, già direttore dei Musei Civici, aveva detto che il progetto avrebbe dovuto essere condiviso da un comitato scientifico. «Certo, stimo molto Romanelli, ma non è un progetto così innovativo tale da modificare il senso generale del palazzo perché» replica Belli, sottolineando con quanto amore si sta procedendo al nuovo allestimento, pronto a fine febbraio. 

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