Venezia "rattoppata" per la posa di nuovi cavi della fibra: «Masegni distrutti»

Proteste a Rialto, Cannaregio e Dorsoduro: via la trachite al termine dei lavori vengono posizionate pietre comuni

VENEZIA. Pavimentazione patchwork. Masegni maltrattati e distrutti. Sostituiti con pietra e cemento, bordi di acciaio. Uno sfregio che con il passare del tempo diventa sempre più evidente. I lavori in corso in città per la posa dei nuovi cavi nel sottosuolo – della fibra ottica dell’Enel e  di Telecom-Tim – stanno producendo qualche disagio. Ma anche trasformazioni evidenti delle pietre che da secoli fanno della pavimentazione della città storica un’opera unica e per questo vincolata. Macchie di cemento appaiono ovunque, in particolare nei luoghi delle lavorazioni a Cannaregio, Rialto, Dorsoduro.

«Sono provvisorie», avevano garantito le aziende qualche mese fa. Ma dove si passa al definitivo l’effetto è forse ancora più evidente. Non sono più i masegni in trachite, in qualche caso distrutti al momento dell’inizio lavori. Ma pietre comuni che con la tradizione veneziana non hanno nulla a che fare. «Sono esaurite le cave, la trachite euganea non si trova più», avevano risposto le ditte alle critiche.



Ma adesso c’è chi ha annunciato esposti alla Soprintendenza, che dovrebbe controllare la rispondenza dei lavori alle autorizzazioni e soprattutto l’uso di materiali consentiti. E anche alla Procura. Per far luce su un fenomeno che sta di giorno in giorno cambiando la pelle della città.

«I nostri uffici stanno controllando», rispondono in Comune, «il cemento e il legno sono provvisori. A fine lavori dovrà essere rimessa in pristino la pavimentazione originaria». In realtà questo non succede. Le modalità di intervento per la posa dei nuovi cavi prevedono la costruzione sotto il manto stradale di nicchie rettangolari, a volte della superficie di uno o due metri quadrati, con i bordi in acciaio e il resto in cemento. Sopra, le pietre sono evidentemente di nuova fattura. Nulla a che fare con la tradizionale trachite. Un fenomeno che adesso associazioni e comitati di cittadini vogliono indagare per bene. «La trasformazione di una città e la scomparsa della sua cultura», dice una signora che abita in Strada Nuova, uno dei luoghi oggetto degli ultimi interventi, «si vede anche da questo».

Per la manutenzione della città era stata creata nel 1996 la società Insula. Oggi svuotata di molte sue competenze. Ma sempre responsabile insieme all’assessorato ai Lavori pubblici della manutenzione stradale. Furiose polemiche, qualche anno fa, quando durante gl interventi per il restauro in fondamenta della Misericordia, un tratto di pavimento in trachite venne sostituito con pietre nuove e diverse, lucide e scivolose. Lo sfregio ancora si vede, all’altezza del ponte di San Marziale.

Ma ora questi tombini sono dappertutto. A questo si deve aggiungere il fatto che contrariamente a quanto stabiliscono accordi e protocolli, ogni azienda agisce per conto suo. Quando la pavimentazione è stata rimossa per la manutenzione delle tubature di acqua e gas, spesso pochi giorni dopo arriva l’Enel. Poi la Telecom, e adesso la Tim con i lavori della fibra ottica. Una babele di cui il Comune e la Soprintendenza forse non hanno più il completo controllo. Intanto la pelle cambia, il cemento sostituisce la trachite. «Vogliamo sapere chi ha dato quelle autorizzazioni», dicono i comitati.

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