Questionario tra universitari, una su tre ha subito molestie

Battute, commenti inappropriati e in alcuni casi anche contatti fisici non graditi. Il collettivo Lisc raccoglie cinquecento risposte tra Ca’ Foscari, Iuav e Accademia

Maria Ducoli
Una manifestazione contro la violenza di genere (foto Interpress)
Una manifestazione contro la violenza di genere (foto Interpress)

I luoghi del sapere sono luoghi sicuri? Questa la domanda che ha iniziato a frullare in testa alle studentesse del collettivo cafoscarino Liberi Saperi Critici (Lisc), sulla scia del Me too delle università, nato a Torino e diffuso a macchia d’olio in tanti altri atenei, in cui sempre più studentesse hanno alzato la testa, segnalando molestie fisiche e verbali.

Dopo la mobilitazione contro la violenza di genere partita nel 2023, quando il femminicidio di Giulia Cecchettin ha riempito strade e piazze di tutt’Italia, Lisc ha lanciato un questionario online a cui hanno risposto 474 membri della comunità accademica, di cui 379 studenti: il 76% di Ca’ Foscari, il 14% di Iuav e il 7% dell’Accademia delle belle arti.

Alla domanda “all’interno degli spazi universitari, credi di aver mai subito una molestia?” il 30 per cento delle studentesse che ha partecipato volontariamente alla compilazione del questionario ha risposto di sì.

Una percentuale che racchiude battute a sfondo sessuale, commenti inadeguati e offensivi, ma anche palpeggiamenti e contatti fisici non richiesti.

Una percentuale che riflette quello che è a tutti gli effetti un problema ancora da risolvere.

Gli atenei veneziani hanno appena attivato degli sportelli antiviolenza, ma dal questionario emerge che pochissimi sanno delle misure messe in atto dalle università su questo tema, ponendo quindi una questione comunicativa.

«I dati parlano chiaro» commentano le promotrici del questionario, «le violenze di genere, le logiche patriarcali e misogine sono un problema anche in università».

Il 40% dei partecipanti al questionario ha poi dichiarato di aver assistito a lezioni in cui veniva utilizzato un linguaggio sessista, mentre il 62% delle studentesse e delle persone non binarie - che quindi non si identificano con nessun genere - ha dichiarato di essersi sentita trattata diversamente in base al suo genere, contro l’80% degli uomini che ha risposto negativamente.

Un dato, quest’ultimo, che per Lisc spiega in maniera chiara «quello che è il patriarcato» che, come ribadisce lo stesso collettivo studentesco «è vivo e vegeto nella nostra società»: essere trattate in maniera diversa semplicemente perché donne.

Avere costantemente in testa quella domanda, l’unica possibile davanti ai commenti, le risposte, i trattamenti, le mani che toccano, invadono, colpiscono: se fossi un uomo, sarebbe successo comunque? Se fossi un uomo, mi avrebbe detto lo stesso questa cosa? Se fossi un uomo, si sarebbe permesso?

Domande che le ragazze sono stanche di porsi.

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