Venezia Pride, un’onda colorata pacifica invade la città

In quattromila hanno sfilato tra le calli a ritmo di musica. Coppie omosessuali in corteo: slogan, cartelli e striscioni
Interpress/Mazzega Morsego Venezia, 28.06.2014.- Gay Pride a Venezia, la marcia per l'ugualianza.- Nela foto alla stazione ferroviaria.-.
Interpress/Mazzega Morsego Venezia, 28.06.2014.- Gay Pride a Venezia, la marcia per l'ugualianza.- Nela foto alla stazione ferroviaria.-.

VENEZIA. Il Venezia Pride 2014 è stato come promesso dagli organizzatori: un’onda colorata di oltre 4 mila persone, allegra, pungente (come le T-shirt «Esistono le lesbiche, fattene una ragione»), a ritmo di musica, autoironica («Siamo tutti in frocessione» strillava sbeffeggiando uno striscione), con famiglie con coppie di uomini e di donne, spingendo carrozzini con i loro bimbi. Tutti ben determinati a rivendicare «diritti civili e uguale cittadinanza: vogliamo il matrimonio egualitario, vogliamo il riconoscimento delle nostre famiglie, vogliamo le adozioni e una legge vera e non stravolta contro l’omofobia, la transfobia, le lesbofobia che fa ancora tante vittime. Diciamo no a mezzi diritti. Al premier Renzi che ci ha fatto una proposta non adeguata, conservatrice, diciamo no: non siamo cittadini di serie B», scandiscono dal palco in un campo San Polo gremito.

In risposta allo sgranare di rosario di una ventina di animatori dei gruppi integralisti cattolici Christus Rex e di Veneto Indipendente - che incuranti persino di papa Francesco e del suo «Chi sono io per giudicare un gay?», la mattina si sono ritrovati sul Ponte degli Scalzi per pregare contro «carnevalate sconce», «sodomiti contronatura condannati da Dio» appellandosi alle punizioni della Serenissima - non sono mancati qualche tacco vertiginoso con caschetto platino di giovanissime Drag Queen o la museruola pelle borchie del gruppo «Hard on» non è mancato, come coppie a baciarsi felicemente sfacciate sulla gigantesca bandiera arcobaleno stesa a San Polo. Ma è stato solo qualche allegro contrappunto a un’Onda Pride veneto di festa e rivendicazione al diritto alla normalità.

«Abbiamo riempito Venezia di colori, avendo una accoglienza ottima in città, meno nel Veneto», commenta Mattia Galdiolo, portavoce del Pride, «chiediamo il diritto di essere tutelati dall’omofobia in una regione che lo è ancora molto, il riconsocimento delle nostre coppie, famiglie e figli, i diritti civili come quello di assistere i nostri compagni e compagne in ospedale senza chiedere permesso, il diritto al cambiamento di sesso senza l’obbligo di sottoporsi a pesanti operazioni chirurgiche. La proposta che ha fatto il presidente del Consiglio Renzi di “simil partnership” alla tedesca non ci soddisfa affatto: siamo tutti uguali, etero, lesbiche, omosessuali, transessuali, transgender, bisex, queer, intersessuali, asessuali».

I registri delle coppie di fatto presso i Comuni potrebbero essere utili? «Non come obiettivo, ma solo a dare un segnale deciso al governo se lo facessero in tante amministrazioni», commenta Luca Mistrello, altro portavoce del Pride veneziano, «l’obiettivo non derogabile è il riconoscimento di una uguaglianza di diritti assoluta: siamo tutti cittadini». Ad aprire il lungo corteo festante - a ritmo di musica anni Ottanta che ha fatto ballare anche i passanti - lo striscione del «Venezia Pride 2014, nessun pesce è fuor d’acqua», per i diritti civili e «la libertà di essere e amare», portato lungo tutto il percorso - tra gli altri - anche dall’ex presidente del Consiglio comunale Roberto Turetta (Pd), accanto all’ex delegata ai diritti civili Camilla Seibezzi, con in prima fila politici Beppe Caccia (In Comune) e Sebastiano Bonzio (Federazione della sinistra). Accuse dal palco alla Regione che non ha patrocinato il corteo: «Ancora una volta, si rifiuta di dialogare con noi, ma non accetteremo di essere invisibili».

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