Venezia precipita di venti posizioni

In un anno è scesa al 59esimo posto. Brutta pagella per ordine pubblico e mercato immobiliare. Si salva l’ambente

A Venezia e nella sua provincia si vive peggio - e non di poco - rispetto a un anno fa. Lo certifica l’indagine annuale del Sole 24 Ore dedicata appunto alla qualità della vita nelle 107 province italiane, misurata attraverso una fitta serie di indicatori, che prendono in esame in particolare il tenore di vita, gli affari e il lavoro i servizi con l’ambiente e la salute, la popolazione, l’ordine pubblico e il tempo libero. Venezia precipita dal 39° al 59° posto nella classifica delle province italiane (la prima è Trento, l’ultima è Napoli), precedendo, tra quelle venete, solo Rovigo. Mentre ci difendiamo bene per quanto riguarda l’ambiente (siamo settimi) e le infrastrutture (addirittura quinti), siamo nella seconda parte della classifica per quasi tutti gli altri indicatori con alcuni singolari primati in negativo. La provincia che ospita la Mostra del Cinema è al 102° posto per numero di sale cinematografiche (peggio di noi solo Bolzano, Gorizia, Pordenone, Crotone e Isernia). E anche nel campo dell’ordine pubblico la “pagella” di Venezia è tutt’altro che positiva. Siamo al centesimo posto per la microcriminalità (scippi, rapine e borseggi), ottantaduesimi per il numero di appartamenti svaligiati, mentre veleggiamo tra il trentesimo e quarantesimo posto per furti d’auto, frodi ed estorsioni. La provincia di Venezia è anche una delle più densamente popolate e per questo è ancora in fondo alla relativa classifica, ma ancora più pesante è il dato sul tasso migratorio, cioè il rapporto tra iscritti e cancellati all’anagrafiche (siamo al posto 71), mentre anche il tessuto familiare non sembra godere buona salute: siamo al 72° posto per divorzi e separazioni. Appena discreti - intorno al 40° posto - gli indicatori che si riferiscono alla percentuale di giovani, all’investimento in formazione e agli stranieri regolarizzati. Per quanto riguarda il tenore di vita, gli indicatori che più pesano in negativo per la provincia di Venezia - sotto la spinta del capoluogo - riguardano i prezzi medi delle case in zone semicentrali, che sono tra i più alti d’Italia, preceduti solo da quelli di Firenze, Milano e Roma; e il tasso d’inflazione, anch’esso tra i più alti, mentre per la ricchezza prodotta e le pensioni ci collochiamo nella fascia alta della classifica. L’assessore comunale all’Ambiente Gianfranco Bettin vede il bicchiere mezzo pieno dei buoni dati sull’ambiente per la provincia di Venezia, ma non ignora l’arretramento. »Sono le tendenze demografiche, il peso della crisi economica, le carenze di funzioni essenziali come quelle dei tribunali o alcuni aspetti della sanità - spiega - insieme al crescere dei reati nella sfera della cosiddetta “microcriminalità” e alcuni vuoti nelle strutture culturali (soprattutto nel resto della provincia, ovviamente) a determinare l’arretramento della nostra provincia nella classifica generale la quale, con questi dati, indica i settori nei quali investire di più, conferma la profondità e l’estensione della crisi e sottolinea ancora una volta il divario tra regioni e province a statuto speciale, dunque molto più ricche nelle finanze pubbliche, e tutte le altre, Venezia compresa. Anzi, questo divario in una realtà complessa e del tutto speciale dal punto di vista ambientale, morfologico, industriale, urbano come Venezia pesa molto più che altrove e va colmato al più presto, a partire da un’adeguata riformulazione di una Legge speciale ormai da anni quasi svuotata di significato e impoverita di risorse per la rivitalizzazione socio-economica e per la vera tutela dell’ecosistema».

Nel frattempo, però, Venezia continua a scendere.

Enrico Tantucci

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