La portata della nave turismo

Una soluzione unica non esiste, non è ammesso chiudere gli occhi: serve tessere rimedi 

Luca Traini
La folla diretta a San Marco (Foto Interpress)
La folla diretta a San Marco (Foto Interpress)

Al Tronchetto i lavori procedono spediti. I due alberghi che porteranno a Venezia altre 750 camere, e potenzialmente 1.500 ospiti al giorno, puntano ad aprire in un paio di mesi o poco più. Per carnevale, il momento in cui la città spolvera la sua maschera più infida, quella dell’overtourism, con bagordi continui almeno fino alla Salute. E numeri fuori controllo che disgregano i fragili equilibri sociali del centro storico peggio che il moto ondoso le sue pietre. Ogni anno peggio, ogni anno più a lungo.

Il contributo d’accesso, che non prevede (ancora) il numero chiuso, è un blando palliativo. Nell’anno che viene, raddoppiano i giorni di applicazione e la tariffa per chi non programma per tempo la sua gita nelle calli e nei campi più frequentati, ma il meccanismo non cambia. Non si vede su quel fronte la possibilità di regimare i flussi come si annuncia e vorrebbe. Né il nuovo regolamento sugli affitti brevi, che in questo 2025 dovrebbe diventare operativo, sembra destinato ad essere effettivamente incisivo: pone più incombenze per i proprietari che argini al sovraffollamento.

E’ vero che una soluzione unica non esiste. E’ chiaro che il turismo muove miliardi, con la dietrologia che non possa essere toccato perché è capace di piegare ogni altro interesse, ma qui è in gioco la sopravvivenza stessa di Venezia, nel suo ruolo plasmato nei secoli. Non è ammesso chiudere gli occhi, al contrario occorre tessere rimedi. Con maggior convinzione, ostinatamente.

Partendo da un dato che oggi non c’è, ma può essere studiato: qual è il numero di turisti che Venezia può sopportare, giorno dopo giorno, per logistica e servizi, e prima ancora rispetto alla tenuta della sua sfibrata comunità? Un ingegnere navale parlerebbe di portata netta. Fissare quel valore è il miglior augurio che si può condividere per l’anno nuovo. Per misurare su di esso ogni necessario, urgente intervento perché la città resti tale, un luogo di vita.

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