Venezia, pizza e fritto mordi e fuggi con patente di “artigiano”
VENEZIA. «Venditore di pizza al taglio? No, artigiano». Fra i tanti sistemi per aggirare una normativa che fa acqua da tutte le parti, eccone un altro molto in voga: per aprire una nuova attività di somministrazione di cibo per turisti mordi e fuggi basta dichiarare l’iscrizione all’albo artigiani. Così friggitorie, pizzerie, laboratori che vendono cibo ai turisti possono aprire indisturbati. Basta presentare una dichiarazione di un professionista (Scia) e si parte. Senza bisogno di licenze. Aperture diventate decine in questi ultimi giorni, che si vanno ad aggiungere a quelle dei pubblici esercizi, bar e dei ristoranti per turisti. Un’invasione che stravolge ogni giorno di più l’equilibrio di una città violentata da milioni di turisti. Mentre l’Unesco studia il caso Venezia e il Comune promette il governo dei flussi, nuovi bar e negozi di cibo aprono uno accanto all’altro. A Cannaregio in Strada Nuova, a San Giovanni Grisostomo, in Barbaria delle Tole e a San Polo. Insomma, in tutti i luoghi di passaggio. Dove la massa transita per dirigersi a San Marco e tornare indietro dopo poche ore.
«Un fenomeno che va arginato», dice Gianni de Checchi, segretario della Confartigianato Venezia, «i bar oggi a Venezia sono tanti, troppi. Rispondono al fatto di quello che è diventata questa città. Pizze al taglio e fritolini possono essere artigiani. Non risulta che siano nostri iscritti».
«L’invasione dei bar», aggiunge, «è il frutto della trasformazione della città. Con un’economia turistica veloce, che non chiede prodotti di qualità. Anche l’artigianato è cambiato, la qualità è scarsa, certo non aprono indoradori e stuccatori». Un fenomeno lasciato andare negli ultimi anni, adesso esploso. Destino comune agli altri centri storici. Ma Venezia è una grande città storica, e sta perdendo sempre più velocemente pezzi della sua storia e della sua vita quotidiana.
«Abbiamo presente il problema», dicono a Ca’ Farsetti. L’altra sera riunione operativa in municipio per decidere il da farsi. La legge Bersani ha liberalizzato le attività, le decisioni sul fronte delle strutture ricettive (alberghi e affittacamere) e sulle licenze spetta alla Regione. Nei prossimi giorni sono previsti incontri tecnici tra Comune e Regione per provare ad affrontare l’emergenza.
Un blocco parziale delle licenze di Pubblici esercizi è stato introdotto in alcune zone «rosse») come Rialto, San Marco, l’Accademia. «Ma si tratta solo di un terzo della città», dice De Checchi, «nelle altre zone non ci sono regole». Così un bar apre accanto all’altro. Spesso senza rispettare anche le norme urbanistiche o edilizie. Non c’è più traccia della commissione per l’Ornato, che un tempo stabiliva i materiali ammessi e quelli vietati. Un fronte su cui dovrebbe intervenire la Soprintendenza. Spariti anche i Piani del commercio, e ognuno apre dove vuole e come vuole.
Ecco allora aprire i battenti in pochi giorni rivendite di patatine, friggitorie, pizze al taglio, bar e ristoranti. Con qualche mugugno che adesso arriva anche dagli stessi esercenti «storici», sopraffatti da una concorrenza selvaggia.
Ma la valanga non si ferma. E ai Pubblici eercizi adesso si sono aggiunti i «nuovi artigiani» del fritto e della pizza.
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