Venezia, piumino sparito all’Harry’s bar. Denuncia e indagini
VENEZIA. Visti i prezzi, anche se per i veneziani Arrigo Cipriani prevede sconti notevoli sul conto finale, chi può permettersi di frequentare l’Harry’s bar di cappotti ne ha più d’uno, ma la signora che ha presentato denuncia ai carabinieri è sembrata particolarmente dispiaciuta che le sia capitato proprio nel ristorante più esclusivo della città lagunare, quello frequentato dal jet set internazionale e dai vip italiani. Particolarmente dispiaciuto, comunque, deve essere stato soprattutto Cipriani per il buon nome del suo locale.
Questi i fatti. Una signora, sicuramente benestante, è entrata con gli amici all’Harry’s per cenare. Per chi deve usufruire del ristorante il passaggio attraverso il bar è d’obbligo a piano terra, gli spazi sono limitati, quindi, prima di salire al piano superiore per raggiungere i tavoli, accanto alla scala, c’è il guardaroba dove lasciare cappotti, giacconi e cappelli.
La signora la sciato il suo piumino come i suoi commensali ed è salita al primo piano. La cena è filata liscia, probabilmente tra un bellini, una tartare di tonno e un piatto di scampi reali. Dopo il conto è arrivata la sorpresa: quando si è affacciata al guardaroba il suo piumino era sparito.
Lei e gli amici si sono messi a cercare tra i vari capi appesi agli attaccapanni, ritenendo che magari fosse finito sotto un soprabito o una pelliccia di qualche altra signora. Hanno cercato e ricercato, ma il piumino non è saltato fuori. Sono arrivati i camerieri e neppure la loro ricerca ha ottenuto i risultati: la signora, con la costernazione generale, è dovuta tornare a casa senza il suo piumino.
Il mattino seguente è passata nuovamente all’Harry’s bar per controllare, ma non essendo variata la situazione, ha presentato una denuncia di furto. Ha segnalato che aveva acquistato quel capo d’abbigliamento presso «Max Mara», una delle botique più alla moda del centro storico, e aveva speso ben 800 euro. Il pm Rita Ugolini ha affidato le indagini ai carabinieri di San Zaccaria.
Scontato che Arrigo Cipriani risarcirà la perdita e avrà già inviato a casa della signora pure un mazzo di fiori, ma certo non è una buona pubblicità per il suo locale quello che è accaduto. A memoria d’uomo pare non sia mai accaduto prima, certo che dalla sua apertura - a fondarlo è stato il padre di Arrigo, Giuseppe, nel 1931 nei locali dove un tempo si fabbricavano le corde per navi e battelli - sono passati più di ottanta anni. Al massimo, forse, in quegli anni qualcuno, con un martini-gin di troppo in corpo, potrebbe essersi scambiato il cappotto o il cappello con un altro cliente, ma un furto vero e proprio davvero mai.
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