Venezia, «più controlli fissi e autovelox per ridurre il moto ondoso»
VENEZIA. Autovelox, Ztl e bollino blu. In terraferma si moltiplicano le iniziative per il controllo della velocità e delle emissioni ambientali. In laguna siamo ancora all’anno zero. Colpa delle competenze frammentate, o forse dell’andazzo che consiglia alla politica di non maltrattare troppo le categorie che lavorano sull’acqua. Fatto sta che la laguna e molti canali interni sono diventati un’autostrada. E per i fumi inquinanti dei motori a due tempi non ci sono limiti. Gondolieri e comitati chiedono controlli fissi per ridurre il moto ondoso, ormai a livello di emergenza. Ma non succede (quasi) nulla.
Argos. Eppure una decina di anni fa era stato inaugurato in pompa magna il sistema Argos. Telecamere dall’alto che coprono il Canal Grande e i principali rii della città, rio di Noale, canale di Cannaregio. Centrale operativa che consente di tenere sotto controllo il traffico e le velocità, 24 ore su 24. Ma per far funzionare Argos ci vogliono i vigili. E l’organico della Polizia municipale è ridotto, in parte dirottato su servizi di ordine pubblico e lotta alla droga. Dunque, il controllo dall’alto va a rilento.
Telelaser. Più agevole il sistema del telelaser. Macchina fotografica tarata sui limiti massimi di velocità, che anche qui però abbisogna di una pattuglia. Servizi intensificati in inverno nella zona di piazzale Roma e qualche volta all’isola di San Giorgio. Ma adesso le pattuglie dei vigili acquei in servizio sono soltanto due.
I limiti. Una giungla di divieti e ordinanze che sembra fatta apposta per non far rispettare i limiti. Cinque chilometri in Canal Grande (ma per i taxi sono 7 e per i vaporetti Actv 11), 11 nei canali esterni, 20 in Canale di Tessera, 14 in bacino San Marco. Limiti disegnati a tavolino, senza tener conto della stazza delle barche: i camion hanno limiti più bassi delle auto, in Canal Grande è il contrario, i mezzi pesanti possono correre di più.
Le competenze. Da anni i sindaci chiedono di unificare le competenze sulle acque. Pareva esserci riuscito Brugnaro, con l’approvazione della Legge sulla Città Metropolitana a cui dovrebbero essere trasferiti molti poteri dell’ex Magistrato alle Acque, attuale Provveditorato alle Opere pubbliche. Ma tutto è fermo. Dunque oggi in laguna le competenze sono suddivise tra Comune (Canal Grande e rii interni), Capitaneria di porto (canali navigabili) e Magistrato alle Acque (laguna). Risultato: tutti corrono senza controlli.
La cultura dell’acqua. Il vero problema, denunciano gli operatori, è proprio questo. In laguna girano barche sporporzionate all’ambiente delicato che le ospita. Il rispetto di chi va per mare è annullato spesso dalla corsa a raccogliere affari con i turisti. I nuovi scafi che montano motori da 300 cavalli producono onde anche a velocità ridotta.
Il patentino. Per cominciare a invertire la rotta, il Comune lancia la proposta di un patentino rilasciato da scuole autorizzate per i minorenni alla guida dei fuoribordo. Oggi un 16 enne può guidare un barchino con motore da 40 cavalli. I nuovi modelli possono essere “tirati” fino a 60. E raggiungere una velocità di 50 chilometri orari.
I corsi. Gli incidenti aumentano. Fino a pochi anni fa erano rarissimi in laguna. Oggi il traffico e le grandi velocità mettono a rischio chi prova a godersi la laguna. E si moltiplicano taxi, barconi, fuoribordo, Granturismo, lancioni di linea di Alilaguna e Sightseeing.
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia