«Venezia per i giovani»

Maurizio Scaparro rilancia il suo progetto permanente
VENEZIA. Venezia deve puntare sui giovani e il binomio teatro-studenti è un ottimo punto di partenza per una città che continua, inesorabilmente, a perdere più di due abitanti al giorno e che finora continua, di fatto, ad ignorarli, soprattutto per ciò che riguarda la sua vasta ma mutevole popolazione universitaria.

E’ la convinzione - legata a un progetto concreto, da sviluppare nei prossimi due anni, se la città e le sue istituzioni lo vorranno, di Maurizio Scaparro, direttore della Biennale Teatro, che ieri - con il presidente Davide Croff e il rettore di Ca’ Foscari Pierfrancesco Ghetti - ha salutato l’avvio nel Teatro universitario di Santa Marta, davanti a oltre mille studenti veneziani, europei e dei paesi del Mediterraneo, al Campus universitario gestito in collaborazione con l’ateneo, che si svolge parallelamente al Festival Internazionale Goldoni e il teatro nuovo, ormai al via. Sono le attività permanenti - come ha ricordato ieri anche Croff - di cui la Biennale, che poco le ha praticate da molti anni a questa parte, al di là della vetrina di festival e mostre, ma anche la città, hanno bisogno. E Scaparro, antico innamorato di Venezia - sin dai tempi del suo Carnevale riproposto - che divide con Roma e Parigi, lancia la sua proposta, se, come sembra possibile, la Biennale deciderà di riconfermarlo alla guida del settore Teatro per i prossimi due anni.


Scaparro, questo campus giovanile legato al festival goldoniano sembra già un successo. A Venezia si può fare, allora, qualcosa di più e di permanente per i giovani?
«Ne sono convinto, ed è ciò che vorrei fare, se ne avrò la possibilità, nei prossimi due anni, sfruttando anche le strutture teatrali della città che già esistono e spesso non sono ancora adeguatamente valorizzate, come questo teatro di Santa Marta, quello dell’Arsenale, o lo stesso Malibran. Dev’essere un progetto di rivitalizzazione culturale, che anche altri settori, come il Cinema, la Musica, le Arti Visive, potrebbero portare avanti, ciascuno nel suo campo. Perché Venezia non può essere solo turismo, che la depreda - al di là di chi se ne avvantaggia - e che fa però sentire spesso depredati anche coloro che la visitano».


Il suo progetto.

«Creare un’attività di laboratorio teatrale che prosegua lungo buona parte dell’anno, coinvolgendo i giovani - anche attraverso l’università - ma anche le professionalità importanti che già esistono a Venezia e nel Veneto, ma oggi sono sottoutilizzate, per produrre al termine di essa, alcuni spettacoli. Un progetto non americano, ma mediterraneo, un tema di cui molto si parla, ma che poco si pratica».


E se Venezia non vorrà?

«Lo farò altrove, ma mi dispiacerebbe perché Venezia è la città ideale per realizzarlo. Ma bisogna decidere presto, al massimo entro ottobre, anche perché tra i miei progetti, nel prossimo anno, c’è anche l’inizio delle riprese del mio film ambientato nelle banlieu parigine, con Pierre Arditi, Adriana Asti, Alessandra Martines e Massimo Ranieri».


Chiede l’appoggio delle istituzioni?

«Dobbiamo invertire il processo: prima far partire il progetto, trovando anche i finanziamenti e i servizi necessari. La più grande sovvenzione che chiedo è quella dell’affetto per un progetto che vuole essere per la città e i suoi giovani e del sostegno logistico. Ma il sindaco Massimo Cacciari sa già di questa idea e so che la condivide e ne sono al corrente anche il presidente Croff e la stessa Regione. Aggiungo che c’è anche l’appoggio del Ministero dei Beni Culturali a un progetto che io porti avanti legato alle culture del Mediterraneo».


E’ un progetto legato all’utopia?

«Anche, perché questa città ha bisogno anche di riprendere a sognare per sentirsi viva e di una trasfusione di energie e stimoli che gli arrivino anche dall’esterno, riprendendo a investire sui giovani, cominciando proprio da quegli studenti che hanno anche aderito con successo all’idea del campus teatrale. Come diceva Andrea Zanzotto, bisogna fare come il barone di Munchausen, che si tira su dalla palude, prendendosi per i capelli».

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