Venezia. Parroco all'attacco sul bollettino parrocchiale: «Ruby, caso che sconvolge»

Il parroco di San Cassiano e cappellano del carcere scrive un duro editoriale su «La Festa». Per don Biancotto: "destra e sinistra sono secondarie rispetto all'abisso che c'è stato prospettato in questi giorni"
Don Antonio Biancotto
Don Antonio Biancotto
VENEZIA. «Le vicende di questa settimana ci sconvolgono». Nel foglio settimanale «La Festa», organo delle parrocchie San Cassiano-San Silvestro, rimbalza questo titolo. Lo ha scritto di suo pugno il parroco don Antonio Biancotto, vicario di San Polo-Santa Croce-Dorsoduro. Il testo si riferisce al «caso Ruby». Il sacerdote mostra sconcerto: «Non è come sempre. Come cristiani di questo tempo abbiamo la responsabilità di rispondere. Questa storia ci interpella. Lo squarcio prospettato è davvero desolante. Se sono veri i fatti denunciati dei giudici emerge una realtà inquietante per le persone coinvolte e per l'intera Italia».


Nelle omelie di sabato e domenica il sacerdote è intervenuto proponendo ai fedeli una riflessione a 360 gradi. «Lasciando che la giustizia faccia il suo corso e stabilendo se davvero le persone inquisite sono colpevoli o meno come guida pastorale non posso tacere su questo argomento», ripete don Antonio, «destra, sinistra, centro, periferia sono secondarie rispetto all'abisso che c'è stato prospettato in questi giorni. Non possiamo vivere nel dubbio circa i fatti denunciati e gli uomini che ci rappresentano».


La sua linea pastorale è chiara come la sua preoccupazione verso i giovani. «Non possiamo lasciar passare valori confusi. La Chiesa al suo interno sta facendo chiarezza, e ci costa sofferenza, anche lo Stato lo deve fare». Verso gli anziani: «Come fanno a vivere con pochi euro della pensione sociale?». Verso i lavoratori: «Come dimenticare chi ha perso il lavoro, chi è in cassa integrazione?». Il sacerdote aggiunge: «Leggo i giornali, guardo i telegiornali. Rabbrividisco. L'effimero imperversa. Regali costosi a giovani donne».


Don Biancotto è anche cappellano nel carcere maschile di Santa Maria Maggiore. Là è presente 18 ore alla settimana. Il sacerdote spiega: «Il penitenziario è una scuola severa, i detenuti insegnano a noi sulla vita e sulla fede. Cocaina e immoralità sono tutt'uno. Se è questa l'eredità per i giovani...» Le parrocchie di San Cassiano e San Silvestro - in totale 3600 persone - non sono rimaste indifferenti alle parole del sacerdote. Dopo le celebrazioni liturgiche alcuni fedeli si sono avvicinati: «Hanno espresso disagio, sdegno e sconcerto. «Senza mettere alla gogna nessuno, perché il riscatto deve esserci, è giusto che siano accertati i fatti. Se qualcuno ha sbagliato paghi. Nei prossimi giorni incontrerò i giovani, ne parleremo».


Oggi ad Ancona si riunisce il consiglio permanente della Cei che si esprimerà anche sul «caso Ruby». Ci sarà anche il patriarca Angelo Scola.

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