A Venezia la palestra Fitness Point chiude dopo 31 anni
In crisi dopo il Covid, la palestra era un punto di riferimento per il sestiere di Castello. Ora il Tribunale ha intimato alla società di sgomberare entro il prossimo mese
Il 20 febbraio sarà l’ultimo giorno di apertura della palestra Fitness Point, a due passi da campo Santa Maria Formosa.
Inaugurata trentun anni fa, un punto di riferimento per il sestiere di Castello nei cui spazi sono passate migliaia e migliaia di persone grazie all’offerta di corsi, personal trainer e sala pesi.
Sul futuro dell’attività da tempo si erano addensate nubi. Due giorni fa, il tribunale civile di Venezia ha scritto la parola fine sulla vicenda, intimando alla società sportiva di sgomberare entro il prossimo mese, tra l’amarezza dei gestori che speravano in una soluzione di ripiego per poter portare avanti la palestra e lo sconcerto dei tanti veneziani che, in questi giorni, sono venuti a conoscenza dell’imminente chiusura.
Tempi strettissimi, quindi, per smantellare uno spazio di oltre 400 metri quadri, dotato di spogliatoi e ogni possibile e immaginabile attrezzatura da fitness.
Circostanza, questa, che ha lasciato i gestori letteralmente «basiti». All’origine della decisione c’è una situazione di grave difficoltà economica ereditata, e trascinatasi almeno fino alla seconda metà del 2023, dalla società sportiva provocata dalla pandemia e dalle restrizioni sanitarie imposte dai governi che hanno penalizzato le attività sportive al chiuso.
«Per un periodo», conferma Cristiano Gritti, socio fondatore della Fitness Point, «non siamo riusciti ad onorare per intero il costo dell’affitto. Da questo ne è scaturita la domanda di sfratto avanzata dai proprietari dell’immobile a cui il giudice ha ora dato ragione».
Il destino patito dalla Fitness Point è simile a quello sofferto, a partire dal 2020, da tante attività economiche e commerciali che, di punto in bianco, si sono ritrovate chiuse e senza la possibilità di fare incassi. Insufficiente, alla fine dei conti, si è rivelato anche il sistema dei ristori promessi dal governo per fronteggiare le enormi perdite economiche subìte da attività ed esercenti.
«Nel nostro caso, abbiamo ricevuto pochissimo: circa il 5% degli incassi persi a causa della pandemia», conferma Gritti. Per chi si è trovato a dover pagare gli affitti degli immobili, una boccata di ossigeno è arrivata da quei proprietari che hanno abbassato le richieste per cercare di venire incontro ai gestori delle attività.
Non è stato però questo il caso della palestra di calle lunga Santa Maria Formosa. Tutt’altro. Al punto che la proprietà, dopo i ritardi nei versamenti del canone, ha deciso di fare causa alla società sportiva.
Il contratto di locazione degli spazi sarebbe scaduto nel 2026, ma non c’è stato verso di tenere aperta la palestra fino al prossimo anno.
E ora che succede? «La nostra esperienza si conclude qui», risponde Gritti, «non credo proseguiremo in qualche altro posto. In Italia è difficile aprire attività di questo tipo. Dispiace per i nostri dipendenti e istruttori. Negli spazi dove siamo attualmente godevamo di una deroga rilasciata diversi anni fa, difficilmente ora potrà aprire un’altra palestra. Con ogni probabilità resterà come magazzino».
Il dispiacere, però, si tocca con mano. Soprattutto a causa del significato che una chiusura di questo tipo può significare in un contesto delicato come quello di Venezia.
«Era un’attività molto partecipata», conclude Gritti, «attualmente avevamo 500 iscritti, ma negli anni tra residenti e turisti sarà passato per la nostra palestra qualche decina di migliaia di persone».
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