Venezia, Palazzo Cini restituito alla città
VENEZIA. È una vera e propria restituzione alla città di una straordinaria collezioni di capolavori della pittura toscana e ferrarese dal Trecento al pieno Rinascimento - da Guariento a Botticelli, dall'ambito di Piero della Francesca a Filippo Lippi, Beato Angelico, Cosmè Tura, Dosso Dossi, solo per fare alcuni nomi - quella che si celebra con la riapertura di Palazzo Cini a San Vio, che sarà visitabile dal pubblico dal 24 maggio e fino al 2 novembre, dopo un lungo oblìo, ma che già ieri ha svelato il suo volto in anteprima.
Casa-museo del conte Vittorio Cini che qui raccolse le gemme della sua ricerca di collezionista di arte antica - con consiglieri illustri al suo fianco come Bernard Berenson, Federico Zeri, Giuseppe Fiocco, Nino Barbantini - e poi donata alla Fondazione Cini dai suoi eredi, Palazzo Cini è da sempre lì, con i suoi capolavori, ma da decenni ormai chiuso al pubblico, per le difficoltà logistiche ed economiche legate alla sua fruizione. Ora, sotto la spinta del nuovo direttore dell'Istituto di Storia dell'Arte Cini Luca Massimo Barbero - per i sessant'anni di vita dell'istituzione e a trent'anni esatti dalla sua prima apertura - Palazzo Cini torna visitabile.
E il viatico - come ha sottolineato ieri il segretario generale della Fondazione Pasquale Gagliardi, è stato anche il grande successo di pubblico registrato la scorsa estate, quando Palazzo Cini si aprì per ospitare il padiglione dell'Angola alla Biennale Arti Visive - poi vincitore del Leone d'Oro - registrando 45 mila visitatori, molto dei quali attirati proprio dai dipinti e dalle sculture della collezione del conte. Di qui la decisione di riaprire la collezione al pubblico almeno per sei mesi all'anno, facendeo un'altra "tappa" del Miglio dell'Arte che dalle Gallerie dell'Accademia - di cui la Collezione Cini è un'ideale completamento - raggiunge la Fondazione Pinault alla Punta della Dogana. Oltre alle generosità che continui degli Alliata di Montereale, eredi di Cini, determinante anche la partneship di Assicurazioni Generali , soprattutto per finanziare la nuova illuminazione a led, altamente innovativa e applicata per la prima volta ai dipinti antichi, che consente di "leggerli" naturalmente in diverse gradazioni, per scoprirne ogni segreto compositivo.
Palazzo Cini ha nell'occasione anche un'ospite" illustre. Il "ritratto di giovane con liuto" del Bronzino - uno dei più importanti ritratti di tutta la pittura manierista - in arrivo dagli Uffizi che osputano in questo periodo il "Doppio ritratto di amici" di Pontormo, il capolavoro assoluto della Collezione Cini, per la grande mostra su di lui e Risso Fiorentino in corso nella pinacoteca fiorentina. Ma "L'ospite a Palazzo" - cioè la proposizione di grandi capolavori prestati da altri musei - diventerà un leit-motiv di Palazzo Cini, per dare nuovo impulso alla collezione, prevedendo anche al secondo piano un'area espositiva per mostre legate anche al resto della raccolta, che vanta anche migliaia di disegni bolognesi, emiliani e veneti, tra Seicento e Settecento, di enorme importanza.
Intanto la festa per gli occhi - salita la magnifica scala ovata che l'architetto Tomaso Buzzi progettò per Cini sul modello di quella palladiana delle Gallerie dell'Accademia - è nell'ammirare la Sala dei Primitivi, tra una scultura lignea trecentesca di Nono Pisano o un'Ascensione del Guariento. Passare per la Sala dei Polittici e la Sala da Pranzo Ovale di Cini, tra una Madonna dell'Umiltà del Sassetta, inginocchiata su uno straordinario tappeto orientale e uno ieratica San Pietro Martire di Lorenzo di Pietro. Per arrivare, poi, alla Sala del Rinascimento, dove, tra gli altri pezzi, è il magnifico "giudizio di Paride" di Botticelli e aiuti, ma anche la metafisica "Madonna con il Bambino" attribuita a Piero della Francescca in "ballottaggio" con Luca Signorelli. E dove trovano spazio anche il Santo Tommaso del Beato Angelico, dalla fiorentina Pala di San Marco e lo stesso Bronzino ospitato per l'occasione. Per chiudere con la Sala dei Ferraresi, che sarà per molto la vera rivelazione di Palazzo Cini, per l'altissima qualità dei diopinti non solo di Dosso Dossi e Cosmè Tura - con il suo elegantissimo san Giorgio e il drago - ma anche di Ercole de' Roberti, Marco Zoppo (con un San Giovanni Battista nel deserto dai rarefatti echi belliniani), Ludovico Mazzolino. "Luogo straordinario, nascosto in evidenza", come Barbero ha definito Palazzo Cini. Sperando che abbia davvero finito di nascondersi.
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