Venezia, ogni giorno in città 90 venditori abusivi
VENEZIA. I controlli sono sempre di più, ma le armi per combattere il commercio abusivo, sono spuntate. Lo sono sempre di più e lo sanno bene gli agenti della polizia locale di Venezia che quotidianamente cercano di contrastare i venditori. Si tratta di stranieri regolari nel nostro Paese, che in buona parte hanno un lavoro e la vendita per loro serve ad arrotondare lo stipendio. Solo in minima parte commercializzano prodotti contraffatti o con il marchio alterato. Quindi penalmente non sono perseguibilie una volta multati per la vendita abusiva non pagano la contravvenzione.
Negli ultimi cinque anni il fenomeno abusivismo in centro storico è cambiato moltissimo e per assurdo una maggiore pressione delle forze dell’ordine rischia di sortire meno effetti rispetto al passato quando i controlli erano meno organizzati.
La mappa dell’abusivismo. La maggior concentrazione di stranieri che vendono abusivamente si trova in Riva degli Schiavoni dove, ogni giorno, mediamente ci sono 30 venditori. In piazza San Marco il numero scende a 20. Se si va in Strada Nuova se ne possono incontrare, tra Campo Santi Apostoli e il Ponte delle Guglie, dai 5 ai 6. Tra Lista di Spagna e la stazione di Santa Lucia si dividono i masegni 15 venditori. L’altra area interessata dal fenomeno è quella compresa tra Campo Santo Stefano e l’Accademia. Qui mediamente sono in 10. Altri 5 o 6, che non hanno un posto fisso o legami con particolari clan familiari si disperdono lungo altri tracciati turistici.
Cambiata la geografia. Fino a tre, quattro anni fa, la gran parte dei venditori proveniva dall’Africa Subsahariana e in minor parte dal Nordafrica e dal Bangladesh. In questo momento gli africani rappresentano al massimo un 15 per cento dei venditori. Il resto sono cittadini del Bangladesh con qualche inserimento di nordafricani. I bengalesi lavorano rispettando legami di appartenenza a clan familiari e di provenienza geografica. La sensazione è che siano di più i venditori africani: questo è dovuto al fatto che loro hanno un tipo di mercanzia che richiede maggiore visibilità espositiva, leggi borse su lenzuola. I bengalesi sono più defilati e i prodotti che trattano sono meno impattanti.
Regolari con un lavoro. La stragrande maggioranza dei venditori hanno un permesso di soggiorno, un lavoro e dividono l’abitazione con altri connazionali in subaffitto da chi magari l’appartamento l’ha acquistato ed è bene integrato nel nostro Paese. Quasi tutti vivono in case disseminate tra Marghera e Mestre. Ogni volta che le forze dell’ordine fanno accessi negli appartamenti al massimo contestano sanzioni per sovraffollamento. Se trovano sacchi di merce, quasi sempre non è contraffatta e quindi non possono procedere penalmente contro nessuno dei presenti. Inoltre per sequestrala devono dimostrare che viene venduta in zona vietata. Finisce che al massimo scatta una multa per sovraffollamento. E nessuno la paga.
Il doppio lavoro. Trattandosi di regolari, l’85 per cento di questi stranieri fanno gli abusivi come secondo lavoro. I bengalesi lavorano come aiuto cuochi o camerieri nei ristoranti oppure nelle cooperative impegnate nella costruzioni di navi alla Fincantieri.
Quindi il loro lavoro da abusivi prevede i turni. In piazza San Marco chi arriva la sera con rose e dardi luminosi è quasi sempre uno straniero che lavora alla Fincantieri: una volta smessi i panni di operaio indossa quelli di abusivo. Mentre al mattino è facile imbattersi in camerieri e aiuto cuochi. Nel fine settimana invece si trovano africani che risiedono nel Vicentino e durante la settimana lavorano nelle concerie. Vengono ospitati da amici e parenti residenti nel Mestrino.
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