Venezia, nuove vie di accesso per la città storica: «Se ne parla da 25 anni, noi lo faremo»

Intervista all’assessore alla mobilità Renato Boraso: «Decongestionare il ponte della Libertà con i terminal di Montiron, San Giuliano e Fusina». Sui Pili nessun conflitto
Vera Mantengoli

VENEZIA. Lo studio di fattibilità per il futuro hub di San Giuliano è stato appaltato alla società padovana E-Farm, capogruppo della rete temporanea di imprese che include Thetis Spa, Proap Estudos Projectos de Arquitectura Paisagista lda e BS Progetti Srl.

Entro novanta giorni l’amministrazione riceverà i tre progetti che verranno valutati e portati in consiglio comunale per poi proporli con altre proposte al Pnrr.

L’iter viene spiegato dall’assessore alla Mobilità e Trasporti Renato Boraso che ribadisce che non c’è nessun conflitto di interessi tra il sindaco Luigi Brugnaro e la zona dei Pili. «È dal 1996, quando c’erano come assessori Claudio Orazio e Roberto D’Agostino, che si parlava di hub e nessuno ha mai fatto niente. Noi siamo i primi che stiamo concretamente dando delle soluzioni» spiega.

Cosa riguardano i tre progetti?

«Si tratta dell’hub centrale di interscambio che riguarda San Giuliano e i Pili che include il collegamento via acqua per Venezia e la fermata ferroviaria, la parte più complessa. Il primo progetto è l’impostazione generale, il secondo è sulle fermate di vaporetti, una prevista da San Giuliano che va verso Fondamenta Nove e l’altra dove c’è il centro vaccini (PalaExpo) che va verso la Giudecca. Poi ci sarà quella ferroviaria che, insieme ai parcheggi previsti, sarà un’ulteriore canale per smaltire il traffico che ora è completamente concentrato al Tronchetto e a Piazzale Roma».

Il sindaco è stato accusato di conflitto di interessi sull’area dei Pili. Cosa ne pensa?

«Penso che sia una polemica infondata prima di tutto perché quell’area di 40 ettari è tutta da bonificare. Se ci serve una parte per fare un progetto pubblico per la città si deve fare un esproprio e per legge la bonifica sarebbe a carico quindi del Comune. Si parla poi di due ettari su quaranta, dov’è l’affare? Conti che per bonificare tutti i Pili ci vorrebbero una cosa come 200 milioni, quindi non si capisce che conflitto di interesse c’è dato che si stima una media di 4 o 5 milioni a ettaro per le bonifiche. Vedrete che tra 100 anni l’area sarà ancora lì se non si mette mano alle bonifiche. Capisco che bisogna sempre creare un caso, ma ci rendiamo conto del problema delle bonifiche prima di parlare?»

Quindi le spese sarebbero a carico del Comune?

«Le bonifiche per legge devono essere pagate da chi fa l’esproprio, quindi andrebbero pagate dal Comune anche se doveva pagarle lo Stato, anzi l’Eni con cui so che c’è ancora un contenzioso. Quando è stata realizzata la pista ciclabile nella Zona Pili il Comune non ha pagato perché il terreno è stato donato alla città, in questo caso non lo so. I soldi rientrerebbero se il progetto venisse finanziato dal Pnrr».

Secondo il bilancio della LB Holding però da 5 milioni ora i Pili ne varrebbero 70…

«Non è strano. Quando una banca finanzia un mutuo dopo un tot di tempo si chiede normalmente di rivalutare il patrimonio dell’azienda e mi pare ovvio che dopo più di 15 anni il commercialista dia un valore coerente ai beni che l’azienda ha perché, altrimenti le banche ti chiedono la restituzione del mutuo. Ricordiamoci che i Pili vennero acquistati da Luigi Brugnaro quasi 20 anni fa, nel 2005, e che ora, dopo il blind trust, di quell’aerea se ne occupa Porta di Venezia che ha anche altre proprietà».

Quali altri progetti presenterete per chiedere i fondi del Pnrr?

«Sicuramente Montiron, Fusina e San Giuliano, le nuove vie di accesso alla città. Noi concretizziamo, come nessuno ha fatto prima».

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