Venezia, non versa la tassa di soggiorno. Albergatrice accusata di peculato
VENEZIA. “Furbetta” dell’imposta di soggiorno: la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio, con l’ipotesi di reato di peculato, per la legale rappresentante di una società proprietaria di un albergo a Castello e di due appartamenti turistici che non avrebbe versato a Ca’ Farsetti un totale di 179.628 euro incassato dai clienti tra il 2012 e il 2017. E l’amministrazione comunale, su proposta dell’assessore all’Avvocatura civica Paolo Romor, si costituirà parte civile nel procedimento, come deciso nell’ultima seduta di giunta.
Secondo il pubblico ministero Roberto Terzo la titolare della società, in qualità di agente contabile incaricato di incassare l’imposta di soggiorno e poi di versarla nelle casse comunali, si sarebbe appropriata indebitamente di soldi che invece avevano destinazione pubblica. Di qui la grave contestazione di peculato. Sul caso ha acceso il proprio faro anche la Corte dei Conti, chiamata ad accertare se e in che misura ci sia stato un danno erariale. Le indagini erano state avviate su segnalazione degli uffici comunali che provvedono ad incrociare i dati delle presenze e delle imposte riversate. E in questo caso, i conti non tornavano.
Ma quello che a metà novembre finirà davanti al giudice dell’udienza preliminare non è comunque un caso isolato visto che sono almeno una decina le posizioni di albergatori al vaglio.
«Abbiamo immediatamente dato mandato all’Avvocatura per la costituzione di parte civile per ottenere il risarcimento del danno. E non si tratta solamente di un danno economico, quantificato in quasi 180mila euro, a scapito di un processo di tutela e salvaguardia di Venezia, ma di un vero e proprio danno d’immagine per l’intera città», spiega l’assessore Romor, «Con il sindaco Luigi Brugnaro vogliamo che nessuno pensi di rimanere impunito se infrange le regole. A Venezia vogliamo che la parola legalità non sia uno slogan ma un reale impegno e questa amministrazione si sta impegnando su tutti i fronti possibili per garantirla».
Il procedimento penale rappresenta solo un segmento dell’azione nei confronti dell’albergatrice e si coordina con le azioni di recupero del credito avviate in sede esecutiva civile da parte del Comune e con il procedimento per danno erariale aperto dalla Corte dei Conti su richiesta di Ca’ Farsetti.
«In materia di imposta di soggiorno si sta consolidando l’indirizzo giurisprudenziale relativo al reato che commette chi, avendo a disposizione le somme incassate a titolo di imposta di soggiorno, non provvede ai relativi versamenti al Comune», aggiunge l’assessore ai Tributi Michele Zuin, «È pertanto di fondamentale importanza che coloro i quali agiscono in qualità di responsabile di imposta in materia di imposta di soggiorno abbiano ben presenti le conseguenze, anche di natura penale, in cui possono incorrere nel non adempiere correttamente agli obblighi di riversamento dell’imposta riscossa. L’amministrazione non può esimersi dal segnalare alla Corte dei Conti e alla Procura i soggetti che non provvedono correttamente agli adempimenti ed è bene sapere che oramai le Procure si stanno orientando per contestare anche la violazione penale commessa da chi non riversa gli importi riscossi».
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