Venezia, molesta i giovani colleghi: «Se ci stai sarai assunto»
VENEZIA Per l’accusa avrebbe approfittato del suo ruolo di capo e approcciato alcuni giovani colleghi maschi - quattro quelli che finora hanno sporto denuncia - che erano assunti con contratti a termine. Li avrebbe presi alla sprovvista, convocandoli da soli e da un momento all’altro nel suo ufficio e poi mettendo loro le mani sulle parti intime. In cambio avrebbe promesso di interessarsi alle loro assunzioni a tempo indeterminato e, in generale al loro futuro professionale all’interno della Regione.
Davanti al rifiuto delle vittime, avrebbe invece ventilato ipotesi di licenziamento o comunque scenari lavorativi bui. Per questo un dirigente regionale sessantenne, incensurato e conosciuto all’interno dell’ente per la sua lunga carriera, è finito sotto indagine della Procura di Venezia per violenza sessuale e tentata concussione.
Martedì la giudice per le indagini preliminari Barbara Lancieri ha disposto l’interdittiva dal lavoro - ovvero la sospensione - per quattro mesi, così da allontanare il dirigente dal luogo dove si sarebbero consumati i reati, in attesa della prosecuzione delle indagini. Il pubblico ministero Giorgio Gava, titolare dell’inchiesta, aveva chiesto oltre all’interdittiva dal lavoro anche l’obbligo di dimora. Ma la gip ha accolto solo una delle richieste di misura cautelare.
L’episodio che ha fatto scattare le indagini è datato 2017. Alla denuncia del primo giovane dipendente avevano fatto seguito quelle di altri tre che avevano riferito circostanze del tutto analoghe per episodi risalenti agli anni precedenti, fino addirittura al 2011. Tutti hanno raccontato sostanzialmente la stessa versione, ovvero di aver subìto toccamenti alle parti intime da parte del dirigente, ma non richieste da parte del “capo” di essere toccato a sua volta.
Lunedì il dirigente, difeso dall’avvocato Patrizia Vettorel, è stato interrogato come prevede la procedura preliminare alla decisione del gip sull’interdittiva, ma si è avvalso della facoltà di non rispondere. È sconvolto e nega comunque su tutta la linea le accuse che lo hanno travolto, sostenendo tra le altre cose che le persone che lo accusano non erano nemmeno alle sue dipendenze ma afferivano a un’area su cui il dirigente era stato incaricato di controllare e che, per il ruolo rivestito, non aveva né poteri disciplinari, né di avanzamento di carriera o di assunzione. In Regione si entra infatti con i concorsi. Di uno dei suoi accusatori dice che nemmeno si ricorda chi sia.
Con il suo avvocato, il dirigente sta approntando i prossimi passi: potrebbero esserci delle indagini difensive e non è escluso che nei prossimi giorni venga presentato ricorso al tribunale del Riesame per vedere gli atti. —
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