A Venezia la mobilitazione per il popolo inquinato: «Bonifiche più veloci e investimenti sulla transizione ecologica»
La campagna nazionale promossa da Acli, Agesci, Arci, Azione Cattolica Italiana, Legambiente e Libera per la sua terza tappa arriva in laguna: «Le bonifiche nel SIN (Sito di interesse nazionale) di Venezia - Porto Marghera sono ferme al palo»
«Ecogiustizia subito: in nome del popolo inquinato».
Mercoledì 22 gennaio il flash mob davanti alla Regione Veneto con finti giudici impegnati a garantire «giustizia ambientale» per Venezia, la terraferma e Marghera.
E la lettura di una sentenza simbolica di condanna rivolta a chi ha inquinato e tratto profitto dalle attività industriali dell’area, segnando il destino del territorio circostante e di chi lo abita da oltre un secolo.
L’obiettivo della tappa va oltre la denuncia e punta a far assumere alla politica e alle istituzioni locali e nazionali un impegno concreto sulle bonifiche. In questo scenario, le associazioni mettono al centro del dibattito otto proposte «per ripristinare il diritto alla salute, a un ambiente non inquinato e a uno sviluppo occupazionale nell’ottica della sostenibilità».
Nel pomeriggio l’incontro pubblico a Marghera per siglare con Cgil, Cisl e Uil il Patto di comunità con le azioni di intervento immediato.
È approdata a Venezia la campagna nazionale di Acli, Agesci, Arci, Azione Cattolica Italiana, Legambiente e Libera. La denuncia: «Le bonifiche nel SIN (Sito di interesse nazionale) di Venezia - Porto Marghera sono ferme al palo, ostaggio di burocrazia e finanziamenti che rischiano di continuo stop e tagli. Attualmente sono stati bonificati solo il 21% della superficie a terra e lo 0,1% della falda. Una negligenza che va avanti da decenni, di cui fanno le spese i cittadini e lo sviluppo del territorio, ancora relegato ad attività industriali inquinanti».
La richiesta è di procedere immediatamente allo «sblocco delle risorse per il completo risanamento ambientale, l’implementazione di controlli e monitoraggi continui e partecipati e la rigenerazione dell’area attraverso progetti di transizione ecologica».
Il Sito di interesse nazionale di Venezia venne perimetrato per la prima volta nel 2002 e venne poi rivisto nel 2013 dalla Regione. Associazioni e sindacati chiedono di finanziare messa in sicurezza e risanamento, a partire da quelle più urgenti come il marginamento del nuovo Petrolchimico e di Fusina.
E di velocizzare i trasferimenti di risorse per le bonifiche dai Ministeri agli enti locali ed evitare definanziamenti, come i tagli effettuati nell’ultima legge di Bilancio alla Legge Speciale per Venezia; ampliare i rilevamenti scientifici e ambientali con stringenti controlli su tempi, rispetto di procedure e corretto uso delle risorse per le bonifiche con un monitoraggio civico; infine, promuovere la partecipazione della comunità per progetti di riqualificazione economica e sociale per una vera conversione verde, che porti nuovo lavoro.
Dall’ultima perimetrazione sono rimasti fuori i canali portuali e aree lagunari fortemente compromesse, creando «un precedente pericoloso anche per altri SIN». Bonifiche, è la richiesta, ma anche «una continua sorveglianza epidemiologica della popolazione, insieme a studi».
Il report del ministero
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia