Madonna dell’Orto senza soldi sul conto: aiuto fra parrocchie

L’appello di don Barbero ai fedeli alla fine della messa: «Senza fondi per la manutenzione alla Scuola dei Mercanti»

Maria Ducoli
La chiesa della Madonna dell’Orto
La chiesa della Madonna dell’Orto

Chiese antiche, fragili, in una città che ha sempre meno cittadini e, di rimando, fedeli che diano il loro contributo per sostenerle. E il Patriarcato pensa a come fare per aiutarle, ipotizzando la condivisione delle risorse.

Tra quelle in difficoltà, la chiesa della Madonna dell’Orto che, ha spiegato ai propri fedeli il parroco don Luciano Barbaro, subentrato da qualche mese ai padri Giuseppini, non ha fondi.

«Ho ereditato una situazione con pochissimi soldi sul conto corrente, sufficienti solo per le spese ordinarie». Così, il parroco ha fatto un appello ai suoi fedeli, alla fine di una celebrazione liturgica, per spronarli a delle donazioni più generose.

Barbaro fa presente che alla Madonna dell’Orto non sono in previsione interventi strutturali, cosa che inevitabilmente gli fa tirare un sospiro di sollievo, vista la situazione economica, tuttavia la Scuola dei Mercanti adiacente alla chiesa, conferma il parroco, «avrebbe bisogno di importanti interventi ma, per ora, con le risorse che abbiamo non si possono fare».

La situazione non è delle più semplici perché le parrocchie «vivono di offerte quotidiane», ma in una città con sempre meno residenti, anche queste sono spesso irrisorie.

Al tempo stesso, le strutture, antiche come il luogo in cui sorgono, accusano i segni degli anni che passano e ciclicamente hanno bisogno di interventi di manutenzione. «Totalmente impossibili da realizzare senza contributi esterni, da quelli diocesani, all’8x1000 o il Pnrr» aggiunge don Fabrizio Favaro, direttore dell’ufficio amministrativo nell’economato del Patriarcato di Venezia.

La messa in sicurezza dei campanili, ad esempio, senza l’aiuto dei fondi europei non si sarebbe potuta fare. Favaro fa anche presente come l’inverno sia sempre il periodo dellanno più difficile, a causa dei costi delle bollette e, da qui, gli appelli alle donazioni a messa.

Eppure, don Barbaro non nasconde che anche la semplice guardiania della chiesa è spesso una difficoltà. «Fortunatamente l’associazione Chorus ci sostiene, aiutandoci a tenerla aperta e cura anche alcune lavori ordinari». Così, grazie al biglietto unico per visitare le chiese del Patriarcato, le varie parrocchie ricevono un piccolo sostegno, sia economico che per quanto riguarda l’apertura dei vari edifici ecclesiastici.

Questo, però, non basta e il Patriarcato lo sa bene, tant’è che don Favaro anticipa che «si sta ragionando per capire quale potrebbe essere la soluzione migliore per aiutare le parrocchie, magari tramite una condivisione delle risorse».

Ipotesi, questa, che si inserirebbe nel panorama che ha visto la fusione di diverse realtà in parrocchie più ampie, proprio per far fronte alla diminuzione dei residenti.

«D’altronde» aggiunge Barbaro, «la popolazione sta crollando e il numero delle chiese è sproporzionato. Io non rientro, per ora, negli accorpamenti ma probabilmente prima o poi ci arriveremo. Sicuramente, a livello economico, il piano permette di fare dei piccoli risparmi, dal momento in cui le attività sono concentrate e gli spazi razionalizzati» conclude il parroco.

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