Venezia, l'ovovia del Ponte di Calatrava è sempre guasta: verrà rottamata

Bloccata da oltre un mese, l’azienda pronta a restituirla al Comune a fine anno, al termine della sperimentazione: manutenzione costosa per i continui guasti, l’ultimo ai sensori di aggancio

VENEZIA. L’ovovia “agganciata” al ponte di Calatrava è ormai fuori servizio da oltre un mese e c’è la possibilità concreta che possa restare indefinitamente al palo se non verranno risolti i suoi problemi - ormai strutturali - di funzionamento.

Ma una cosa appare già praticamente certa: l’Avm, l’Azienda veneziana per la mobilità, che ha avuto in gestione sperimentale dal Comune per sei mesi - prorogati poi per altri sei, sino a fine anno - il dispositivo traslante per il passaggio dei disabili agganciato al ponte che congiunge Piazzale Roma con la Stazione, restituirà all’Amministrazione, come un “pacco” ingombrante, l’ovovia perché i costi di manutenzione che dovrebbe accollarsi, con i continui blocchi del sistema, rischiano di rivelarsi esorbitanti.

Se il nuovo commissario prefettizio Vittorio Zappalorto - che ha preso in carico il Comune - è alla caccia di sprechi, come ha annunciato, per tagliare le spese di Ca’ Farsetti, l’ovovia potrebbe essere un buon inizio.

Costato circa 2 milioni di euro ed entrato in funzione da meno di un anno - quando doveva essere funzionante già dal 2009 - il dispositivo, passato di mano da un’impresa a un’ altra in corso d’opera, è già sotto la lente d’ingradimento della Corte dei Conti che ha allargato anche ad essa l’indagine avviata sui costi lievitati e gli errori di progettazione relativi alla costruzione dello stesso ponte di Calatrava.

Inaugurata finalmente - dopo un’infinita serie di collaudi - nel novembre dello scorso anno, l’ovovia ha sempre funzionato a singhiozzo da allora, con continui blocchi e interventi di manutenzione.

Fino a quando si è bloccata nuovamente - a bordo una mamma con il bambino sul passeggino, la tipologia principale di utente dell’ovovia, altro che disabili, che la usano molto poco anche quando funziona, secondo i dati di Avm - poco più di un mese fa, per l’ennesimo guasto ai sensori di aggancio della cabina.

Nuova richiesta di manutenzione alla ditta costruttrice - con i costi per il momento tutti a carico del Comune, che stanno lievitando ben oltre i 50 mila euro annui inizialmente preventivati - e, dopo l’intervento, nuovo collaudo di Avm prima di rimettere il dispositivo in servizio.

Ma l’ovovia si è bloccata di nuovo dopo pochi metri di ascesa a fianco del ponte di Calatrava ed è stata, perciò, nuovamente riconsegnata alla ditta costruttrice per una nuova manutenzione. Avm non la farà tornare in sevizio fino a quando non sarà certa che funzioni nuovamente, nessuno sa quando. Perché i problemi dell’ovovia sono di fatto strutturali.

Un meccanismo delicato, in un ambiente inadatto per umidità e condizioni ambientali come quello del Canal Grande vicino a piazzale Roma e con problemi enormi per la manutenzione. Perché l’ovovia è stata anche costruita come un blocco unico, non ha pezzi di ricambio e se si guasta una componente, bisogna tornare in fabbrica e farla realizzare appositamente. Con un’ulteriore lievitazione dei costi.

Proprio come avviene per i gradini in vetro del ponte di Calatrava, uno diverso dall’altro, realizzati artigianalmente e che ogni volta che si crepano - come accade spesso - debbono essere rifatti in fabbrica. A proposito, ce ne sono già altri cinque crepati e da sostituire e il prezzo di ogni gradino varia dai 4 ai 7 mila euro. Ecco perché il commissario Zappalorto può venire a dare un’occhiata.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia