Venezia, locanda devastata dopo lo sfratto dei gestori
VENEZIA. Locanda distrutta prima dello sfratto. «Non si è salvato nulla», allarga le braccia Nicoletta Minotto, proprietaria dell’immobile di campo Santa Margherita. Pareti, pavimenti, impianti: tutto danneggiato. E in effetti entrare in quel che resta della locanda Matir - sei stanze più una di servizio - mette i brividi. Divelti i telai delle porte, buchi nelle pareti per strappare i cavi elettrici, sanitari sradicati e i piatti doccia, impossibili da staccare, presi a martellate.
«Non c’è nulla di strano, abbiamo preso tutti gli impianti perché da contratto erano nostri», dice Gina Tiozzo Semolante, già vicesindaco di Chioggia e amministratrice della società 4N titolare dell’attività di affittacamere Matir.
Ma i contratti di locazione raccontano una storia diversa, che ora dovrà essere chiarita in sede giudiziaria, dal momento che l’avvocato Alvise Davanzo, che tutela gli interessi famiglia Minotto, ha ricevuto mandato di procedere sia in sede penale che civile contro lo sfregio dell’immobile.
La storia della locanda inizia nel 2002 quando la famiglia Minotto decide di cedere l’appartamento all’imprenditore Renzo Rossi per l’apertura di una locanda, attraverso la società Matir srl, che poi ha dato il nome alla locanda: l’accordo stipulato prevede un contratto di 12 anni con affitto agevolato, circa 1.000 euro al mese, in cambio dei lavori di ristrutturazione dell’appartamento. Dopo alcuni anni la società Rossi decide di cedere l’attività alla società di cui è amministratrice l’ex vice sindaco leghista di Chioggia, e così la 4N subentra nella gestione.
I primi anni filano lisci ma poi la società comincia a non versare l’affitto e il contenzioso si sposta dalle e-mail e dalle telefonate alle aule dei tribunali e ogni tentativo di mediazione per cercare una uova intesa fallisce. Tra l’altro il denaro incassato dalla famiglia Minotto con l’affitto dell’immobile serve per pagare la retta della madre, ricoverata in un struttura per anziani. Lo scorso 30 settembre l’ufficiale giudiziario bussa alla porta della locanda di campo Santa Margherita ma lo sfratto viene rinviato di alcuni giorni per la presenza di alcuni clienti.
Da parte loro quelli della 4N spiegano di aver bisogno di un po’ di tempo per portar via tutte le loro cose. Ma quando l’ufficiale giudiziario, tre giorni fa, bussa alla porta della locanda si trova davanti a una scena mai vista. Locali devastati, sanitari sradicati dalle pareti o mandati in frantumi, porte e telai divelti, sradicato pure l’impianto di condizionamento. «Una scena mai vista, si sono portati via tutti gli impianti, e quelli che non potevano strappare li hanno distrutti».
E ora la palla passa di nuovo ai tribunali. (f.fur.)
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