La Lega a Venezia dichiara guerra al velo: «Va vietato in luogo pubblico»

Il capogruppo Bazzaro si accoda alla battaglia dell’europarlamentare Cisint. «Chiederò di dare precedenza a questo argomento». Coro di no dalle opposizioni

Mitia Chiarin
CAZZAGO DI PIANIGA: LEGA. In foto Alex Bazzaro
CAZZAGO DI PIANIGA: LEGA. In foto Alex Bazzaro

«Si introduca a Venezia il divieto assoluto di nascondere il volto in luogo pubblico o spazi aperti al pubblico».

Attenzione: il Carnevale, in corso, non c’entra nulla. Il gruppo consiliare della Lega di Salvini, primo firmatario il capogruppo Alex Bazzaro, ha depositato una mozione che punta ad ottenere di vietare burqa e niqab (il velo che copre anche il viso) nei luoghi pubblici.

E all’indomani dell’intoppo in Regione Lombardia dove il divieto è passato ma con la bocciatura dello stop ai volti velati nelle scuole (grazie al voto contrario di Forza Italia) in laguna approda una battaglia portata in Europa dall’europarlamentare Cisint e alla Camera dei deputati con la proposta di legge dell’onorevole Iezzi che chiede una stretta alla legge del 1975 che vieta, per motivi di sicurezza pubblica, di nascondere il viso in luoghi pubblici.

Obiettivo dell’iniziativa parlamentare togliere il riferimento al “giustificato motivo” contenuto nella vecchia legge. L’iniziativa, spiega Bazzaro, si vuole abbia un passo veloce a Ca’ Farsetti.

«Chiederemo la discussione al primo consiglio utile», precisa il consigliere. «Solitamente nelle riunioni di capigruppo decidiamo gli ordini del giorno dei consigli con la parte dedicata alle mozioni. Chiederò la inversione per dare precedenza a questa, dato il tema caldo, alla prima data utile».

Che il tema sia bollente lo si sa da tempo anche a Venezia, terra sempre più multietnica e dove è sempre più frequente vedere donne con il volto coperto. Talvolta non nascondono del tutto il viso e ora anche le mascherine servono a farlo, non certo per motivi sanitari.

E non tutti nelle comunità del mondo dell’islam cittadino la pensano allo stesso modo, dividendosi tra posizioni più radicali o più aperte. Per esempio, proprio dalle pagine del nostro giornale, Prince Howlader, bengalese, di Giovani l’Umanità, si era detto per la libertà della donna di coprire o meno il volto, salvo eccezioni come il «non offendere nessuno». Insomma la tematica è di quelle che assicurano scintille.

E queste ieri sono subito arrivate dopo il deposito della mozione del Carroccio che chiede di verificare la possibilità di attuare misure restrittive in tutto il Comune compreso il daspo urbano e sanzioni amministrative, da estendere agli uomini qualora «obbligassero la donna a celare il volto e ai genitori nel caso di minori». Forse, causa un refuso nella scrittura dell’atto, il documento contiene un errore: si parla di «divieto assoluto di vedere in volto le persone». Sulle polemiche si va al sodo.

Gianfranco Bettin di Verdi e progressisti tuona contro la «crociata ideologico-propagandistica».

Spiega: «La Lega nord pensa che chi di dovere - nel caso, il Ministro dell’Interno, in quota Lega nord - non sia in grado di garantire ciò che la legge già prevede.

Inoltre, ritiene che chi costringe donne o minori a vestirsi, o ad assumere altri comportamenti, contro la propria volontà se la cavi con un daspo o una multa. Costoro, invece, vanno duramente perseguiti e il loro reato va qualificato come contro la persona, altro che derubricato irrogando sanzioni amministrative».

E Giovanni Andrea Martini (Tutta la città insieme): «Richiesta vergognosa perché, oltre che offendere culti e culture, sposta l’attenzione da quello che è il vero problema, il vero pericolo per questa città e per l’incolumità di cittadini e visitatori, che deriva dall’incapacità di gestire i flussi turistici».

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