Venezia, la rivolta del web cancella la delibera che vieta la musica rock nei locali
La protesta in Rete fa riemergere un atto del 1999 della giunta Cacciari sui generi musicali autorizzati
L'assessore Tiziana Agostini
VENEZIA. Il rock? Non sia mai. Ma anche la musica disco non è prevista. La delibera intitolata «Manifestazioni musicali nei locali pubblici del centro storico» - datata 1999, giunta Cacciari - è talmente astrusa nell'elencare la sola musica autorizzata in città, che anche in Comune se ne erano dimenticati l'esistenza: ma non in Rete, dove si è accesa la protesta - partita da una segnalazione del musicista blogger Piero Bittolo - verso una delibera dell'assessorato alla Cultura che, con la necessità di evitare gli schiamazzi notturni, fissò quale musica fosse lecita in città, escludendo di fatto le «innominate» come illecite. Sì, dunque al Jazz/Dixieland, «escluso il free jazz, dissonante, può essere sgradevole». Sì alla musica etnica, folk, brazilian. Sì a reggae e Dub, ma solo a San Luca. Sì all'acid jazz «genere melodico e allegro della cultura nera» e al «revival italiano e cover melodiche anni '60»: chissà mai perché no quelle degli ultimi 40 anni (allora 30). Sì, a Blues e Pop. Il rock? Sparito.
Ora, l'assessora Tiziana Agostini promette di cambiarla, mantenendo solo le regole valide per tutti: stop alla musica dopo le 23 e limiti acustici. «Ho inizato a ricevere mail di protesta da tutt'Italia: non ci potevo credere, pensavo a una bufala», commenta l'assessora alle Attività culturali, «invece era vero: per fortuna esiste la cittadinanza attiva del popolo di Internet che ci permette di correggere errori e cose insensate. La malattia era reale - l'inquinamento acustico - la medicina avvelenata: stiamo riscrivendo la delibera cancellando le prescrizioni di tipo culturale, figurarsi se mi sogno di proibire una musica rispetto ad un'altra. Anzi, pensiamo di festeggiare con un bel concertone revival anni '70-'80». «Semmai andrebbe divulgato il solo criterio della zonizzazione acustica della città, che già esiste, perché in alcune zone può essere autorizzato un livello sonoro diverso da altre», chiosa l'assessora al Commercio e Qualità urbana, Carla Rey.
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