Venezia, la Lega minaccia di uscire dalla giunta

Il “sì” del sindaco al referendum costituzionale scatena la reazione di Salvini e del partito. Brugnaro: sono un uomo libero. Ma il Carroccio va verso la rottura

VENEZIA. Tra la Lega e Brugnaro è sempre una questione di referendum. Prima quello della separazione tra Venezia e Mestre sostenuto dal Carroccio e invece ora osteggiato dal sindaco lagunare - nonostante l’impegno preso ad appoggiarlo in campagna elettorale - che aveva portato a sfiorare la crisi di giunta. E ora quello sulla riforma costituzionale che vede questa volta la netta contrarietà della Lega e invece Brugnaro fare “outing” dichiarando il suo “sì”, proprio nel giorno in cui il presidente del Consiglio Matteo Renzi annuncia l’arrivo di fondi di Legge Speciale a favore di Venezia.

Acqua alta e venditori abusivi di stivali scatenati. Sequestrate 260 paia
Interpress/M.Tagliapietra Venezia 04.12.2014.- Acqua alta San Marco

Un “sì” incendiario perché arriva tra l’altro proprio nella settimana in cui Forza Italia - alleata del primo cittadino veneziano - ha fatto cadere a Padova la giunta leghista guidata da Massimo Bitonci. «Ne parlerò con i veneti in settimana - ha dichiarato il segretario nazionale della Lega Matteo Salvini ma il mio pensiero è che se il sindaco Brugnaro dice che la riforma costituzionale fa schifo ma vota sì, beh allora lo faccia senza la Lega», preannunciando una possibile uscita del Carroccio dalla giunta veneziana e dalla maggioranza che sostiene Brugnaro.

Un ultimatum che trova immediato riscontro anche nelle parole del segretario provinciale della Lega Nord Sergio Vallotto. «Con Brugnaro stiamo dialogando, ma la strada è in salita - commenta Vallotto - e Salvini è stato molto esplicito nel commentare il sì al referendum costituzionale annunciato dal sindaco. Presto ci riuniremo a livello federale e in contatto con la segreteria nazionale e prenderemo le nostre decisioni. La Lega è abituata a rispettare i patti e gli impegni che prende, ma stiamo prendendo atto che invece altre forze politiche non lo fanno e questo, per quanto ci riguarda, non lo possiamo accettare».

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Da parte sua Brugnaro, pur con toni concilianti, tiene il punto sul suo “sì” al referendum. «Mi dispiace se Salvini è arrabbiato - ha dichiarato ieri - ma credo non ci siano i motivi per minacciare conseguenze sulla giunta a Venezia per quella che è una mia posizione personale sul referendum costituzionale. Paura non ne ho, mi pare evidente. Mi spiacerebbe che le cose venissero complicate dalla partigianeria partitica. Io sono un uomo libero. Sono da sempre confindustriale, filo-governativo e a favore delle riforme. La riforma ha tanti punti che non convincono, posso essere d'accordo con Salvini e con quanti la criticano. Ma intanto si comincia a cambiare. In Italia ci si dovrebbe poter ascoltare, e sul referendum il voto dovrebbe essere libero. Dobbiamo modernizzare il Paese, poi dopo il voto ci si dà la mano».

Insomma, il sindaco non arretra e va detto che se anche la Lega desse seguito alla sua minaccia uscendo dalla giunta e dalla maggioranza, le conseguenze politiche per Brugnaro sarebbero minime.

A differenza di quanto avvenuto per Bitonci a Padova, a Venezia infatti il sindaco gode di una maggioranza amplissima in Consiglio comunale e i due voti in meno dei consiglieri della Lega non cambierebbero molto. Per quanto riguarda la giunta, poi, va ricordato che il vicesindaco e assessore al Patrimonio Luciana Colle è un indipendente presentata dalla Lega e dunque non è scontato che obbedirebbe al «diktat» di Salvini.

Si è dimessa invece all’inizio di ottobre l’assessore leghista al Commercio Francesca Guzzon e non è stata ancora sostituita, nonostante le trattative.

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