Venezia. La colonna «dimenticata», l'ultimo restauro 26 anni fa
Sopralluogo della Soprintendenza a San Marco sulle due colonne di San Marco e San Todaro: «Non ci sono rischi statici»

La colonna di San Marco necessita di interventi urgenti di restauro Ieri è avvenuto il sopralluogo degli esperti
VENEZIA. Non c'è rischio di tipo statico. Ma il degrado c'è, ed è evidente. Un fenomeno che «è necessario tenere sotto controllo, per evitare il progredire dell'erosione del marmo, con periodici interventi di manutenzione». Sono le conclusioni a cui è giunto ieri l'architetto Claudio Menichello, tecnico della Soprintendenza competente per l'area marciana, dopo un accurato sopralluogo alla colonna di San Marco. La denuncia ripresa dalla
Nuova
riguardava lo stato di degrado della preziosa colonna, uno dei simboli della città che affacciano sulla piazzetta e sul bacino San Marco.
Crepe evidenti larghe qualche millimetro, lunghe decine di centimetri alla base del blocco di granito. Scaglie di marmo staccate nella parte alta. «Sono processi noti», precisa la Soprintendenza, in una nota firmata da Menichelli e dalla soprintendente Renata Codello, «iniziati moltissimi anni fa. Forme di alterazioni tipiche del marmo troadense, noto anche come granito violetto, materiale di straordinaria compattezza ma di una certa vulnerabilità superficiale in ambiente marino». Un degrado che, spiegano i tecnici, si manifesta prima con una sfoliazione, poi con la caduta di frammenti. «I fenomeni tendono a progredire nel tempo», scrive Menichelli, «e le aree di degrado ad allargarsi. Fenomeni che riguardano la superficie del blocco lapideo e non ne intaccano l'integrità generale».
«Degrado», dunque. Anche se non si tratta di dissesto statico pericoloso, precisa l'architetto. E continua: «Le fratture più evidenti e visibili appaiono immutate da anni e non evidenziano fenomeni di dissesto in atto».
Ciò non toglie che per contenere il degrado e mantenere integra la preziosa colonna si renda urgente una manutenzione, continua il tecnico. Che consiste soprattutto nell'estrazione di sali dal marmo. L'ultimo intervento risale al 1985, quando venne tolto il leone dalla sommità della colonna per il restauro. Intervento che ora si renderebbe nuovamente necessario, essendo passato ormai un quarto di secolo. E che in teoria dovrebbe essere finanziato dal Comune, proprietario della colonna.
Ma nè il Comune né la stessa Soprintendenza dipongono in questo periodo di fondi adeguati per i controlli e la manutenzione. Una necessità sempre più impellente vista l'estrema delicatezza del patrimonio artistico veneziano e la sua vastità. Numerosi sono i fenomenì di degrado ed erosione in atto, causati dal tempo, dall'inquinamento, dalle vibrazioni e dai mancati interventi di restauro. Nel caso della colonna di Marco non si tratta per fortuna di problemi statici. Ma di interventi che costringono a intervenire con una certa urgenza, se non si vuole che gli agenti atmosferici e magari l'inquinamento - la colonna si trova in un'area particolarmente esposta ai venti, alle piogge e ai fumi delle navi - non peggiorino la situazione.
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