Venezia, la Basilica di San Marco lotta contro il sale: «Restauri necessari»
VENEZIA. Sono la disgregazione dei marmi di colonne e capitelli che si polverizzano progressivamente e il possibile distacco - per la risalita lungo le pareti del sale depositato dall’acqua alta che entra continuamente - i due problemi maggiori che giustificano l’allarme sulla salvezza della Basilica di San Marco lanciato dal primo procuratore Carlo Alberto Tesserin con l’ingegner Pierpaolo Campostrini, procuratore marciano ai servizi tecnici, dopo l’alta marea eccezionale di lunedì che ha “sostato” per sedici ore tra i mosaici.
«Abbiamo programmato di investire nei prossimi 10 anni 50 milioni di euro per la manutenzione e i restauri della Basilica - spiega Tesserin - e solo con le nostre risorse, provenienti dalla vendita dei biglietti per le visite al Tesoro, al Campanile di San Marco e alla Pala d’Oro. Non riceviamo infatti alcun contributo pubblico, né dallo Stato, né dalla Chiesa e neppure dagli enti locali. Ma questa cifra dovrebbe essere impiegata ogni anno, per quel che è necessario fare per tutelare la Basilica. Per questo chiediamo che si intervenga finalmente per fermare l’acqua alta».
«Sono sostanzialmente due le “minacce” alla conservazione della Basilica legate alla presenza dell’acqua alta - spiega l’ingegner Campostrini - e la prima riguarda appunto la progressiva disgregazione dei marmi che si polverizzano soprattutto alla base delle colonne, dove anche in questi giorni troviamo questo accumulo di polvere di marmo, di grana grossa, per il distacco progressivo provocato dall’acqua salata. L’altra emergenza riguarda la risalita capillare dei sali sulle pareti che finiscano per distaccare l’intonaco dai mattoni e quindi rischiano di staccare anche le delicatissime tessere dei mosaici che vi poggiano sopra. Un problema presente soprattutto nell’area del nartece, dove i mosaici sono più esposti. Contiamo infatti di partire prossimamente con un intervento complessivo di restauro dei mosaici del nartece, ma solo quando questa zona sarà messa al riparo dalle acque alte. L’intervento di isolamento che stiamo già attuando, consentirà di migliorare la situazione. Naturalmente abbiamo i mezzi per contrastare questi problemi di disgregazione, che però tendono ad aggravarsi progressivamente, ma il problema sono anche i costi. Per questo anche con la Soprintendenza veneziana intendiamo ora attuare un monitoraggio e una valutazione per capire, anche in prospettiva quale possa essere il costo del mantenimento dell’integrità della Basilica».
Che è, sostanzialmente, un cantiere sempre aperto: dal restauro del grande rosone di destra della chiesa, che guarda verso il cortile del Ducale, da tempo in precarie condizioni. Ai costi appunto del mantenimento della pavimentazione musiva delicatissima e a rischio consunzione. Dei duemila metri quadrati di pavimento della Basilica di San Marco, solo un quinto è interamente originale. Quasi ovunque i restauri ottocenteschi e del primo Novecento hanno inserito pietre “moderne”, pur rispettando alla lettera il disegno originale dell’XI secolo. Un tappeto di pietra dai disegni raffinati e simbolici. 2099 metri quadrati suddivisi nei due settori dell’Opus sectile, con le figure geometriche di origine occidentale e adriatica. E l’Opus tessellatum, con motivi floreali e di animali.
Ma il suo mantenimento - nonostante le guide di tessuto su cui i turisti sono obbligati a camminare proprio per non calpestare le parti più delicate e preziose del pavimento musivo - diventa sempre più costoso. Proprio per questo e di fronte all’aumento costante dei visitatori, destinato a proseguire anche nei prossimi anni, la Procuratoria marciana punta necessariamente ad aumentare i suoi introiti legati alla visita, senza introdurre un vero e proprio biglietto a pagamento generalizzato - sul quale la Curia e la stessa Conferenza episcopale italiana sono da tempo contrari - ma facendo almeno pagare la comodità di visitare la Basilica senza code, per chi viene per turismo e non per ragioni di culto. Ma con la minaccia dell’acqua alta sempre più incombente anche l’aumento delle entrate proprie rischia di non bastare più per salvaguardare un edificio che ha oltre novecento anni di vita e che lunedì sera è “invecchiato” di colpo.
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