Venezia, in un anno 3 milioni di visitatori al T Fondaco

Più frequentato di Palazzo Ducale, lo store Dfs saluta il primo anno di apertura con una media di 8 mila ingressi al giorno
T Fontego
T Fontego

VENEZIA. Oltre tre milioni di visitatori, con una media di 8 mila ingressi al giorno, di cui 1.200 con il loro bravo numero in mano per accedere alla terrazza.

A un anno dall’apertura, il T Fondaco tira le prime somme che lo indicano come il luogo più frequentato della città, con un affluenza che - solo per amor di paragone numerico - supera di gran lunga quella di Palazzo Ducale, che accoglie ogni anno un milione e 400 mila persone, o quella della Collezione Guggenheim, pur forte dei suoi 400 mila biglietti.

La ricostruzione al tempo dell'inaugurazione

Da Fontego dei tedeschi a polo del lusso: la trasformazione

Il restauro imponente durato due anni, la restituzione alla città di uno spazio che metteva tristezza solo a passarci davanti, la curiosità di vedere infilata tra le arcate come una spada l’unica scala mobile della laguna, e per di più rosso fuoco; e ancora il piacere di passeggiare nel trendy e nel lusso, le iniziative culturali, tutte gratuite, che non sono state solo una promessa, il ristorante Amo dei fratelli Alajmo con i suoi divanetti che richiamano le gondole e, soprattutto la vista dal tetto che spazia dall’Adriatico alle Alpi; insomma, questa novità che tiene insieme molte cose ha proiettato l’edificio in cima alla lista dei luoghi da vedere, annusare e calpestare per abitanti e (soprattutto) turisti.

Quanto, al netto di tutto questo affollamento, resti poi nelle casse di Dfs, ancora non è dato di sapere con esattezza, sebbene Eleonore de Boysson, amministratore delegato e vicepresidente del gruppo, confermi che l’obiettivo di vendita del primo anno è stato raggiunto e che, «con passione», saranno conquistati obiettivi ancora migliori.

Dodici mesi non sono moltissimi, ma c’è un ricavo che non è scritto in nessun bilancio, ed è quello dell’assimilazione dell’edificio da parte della città. Sopite le polemiche e le nostalgie, constatato che gli ascensori dorati non offendono il comune senso estetico, verificato che la terrazza non è diventata una lounge per feste da ricchi, il T Fondaco è entrato a passi lenti ma costanti nella vita dei residenti.

«Siamo tutti molto orgogliosi di essere qui un anno dopo e spero che lo siano anche i veneziani» ha detto Eleonore de Boysson illustrando i primi dati insieme al direttore comunicazione e marketing, Anna Adriani «Il nostro obiettivo era quello di restituire a questo edificio il ruolo che ha avuto nel passato, nel rispetto degli abitanti e della città, di cui ormai ci sentiamo partner».

In un anno, intanto, i marchi sono passati da 330 a 400, per la gioia soprattutto degli asiatici (i clienti più numerosi e con miglior capacità di spesa, seguiti da russi, americani ed europei), la programmazione culturale conta una media di un evento ogni dieci giorni, i quattrocento dipendenti assunti (di cui il 60 per cento ha meno di trent’anni e il 50 per cento era al primo lavoro) parlano complessivamente dieci lingue e, per il 20 per cento, arrivano da Ca’ Foscari.

Per andare incontro a una clientela più vasta, qualcosa potrebbe cambiare sotto il profilo delle scelte merceologiche. Non solo borse e scarpe da shop addicted, non solo creme e delicatessen, ma, ora che il viaggio procede, anche maggior spazio all’abbigliamento.

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