Venezia, in chiesa con la maschera: «Ma i cartelli lo vietano»

VENEZIA . «Catholic?». È la domanda di rito che molti parroci fanno quando all’improvviso, in coda per fare la comunione, spunta un turista a prima vista appartenente ad altra religione.
A seconda della risposta i parroci veneziani si regolano sul da farsi. Se la risposta è affermativa allora si può concedere al credente la particola, ma se invece è negativa con prontezza il padre accarezza il capo della persona, senza rifiutarla. «Diamo un gesto di benevolenza» spiega monsignor Giuseppe Camilotto, arciprete della Basilica di San Marco «Non vogliamo mandare via nessuno, ma l’eucaristia è il cuore della liturgia. Non possiamo dare la particola a chi non è cattolico».
Non sono giustificazioni quelle di monsignor Camilotto, ma un quadro di cosa vuol dire per un parroco celebrare una messa in una città con migliaia di turisti. Due giorni fa a San Moisè una signora si è presentata con un costume blu e dorato da dama settecentesca in chiesa, ma non solo. Al momento dell’eucaristia la donna non ha badato molto all’apparenza e si è messa in fila come gli altri fedeli. Tuttavia, quando si è presentata davanti al parroco, (un prete emiliano che stava sostituendo don Roberto Donadoni e vuole rimanere anonimo), il padre si è rifiutato di darle la particola. «Non ci sono state scenate» prosegue don Camilotto che proprio ieri ha sentito il parroco in questione «Il sostituto le ha chiesto di toglire la maschera, ma lei ha risposto che non aveva fatto in tempo a cambiarsi. A quel punto lui ha risposto che non poteva darle la particola».

Fin qui tutto bene, ma quando poi la signora è uscita ha iniziato a lamentarsi: «Penso che sia un gesto provocatore quello di andare a prendere l’eucaristia vestiti in maschera» prosegue il monsignore «I fedeli che erano presenti ala scena, dopo sono andati a dirgli che aveva ragione e lo penso anche io. A mio parere la signora voleva ha fatto polemica solo per avere un momento di celebrità. Fuori dalla chiesa abbiamo dei cartelli con scritto che è vietato entrare in maschera e che bisogna tenere il decoro, quindi già il prete era stato gentile a permetterle di ascoltare la liturgia, pur non avendo già rispettato le regole, ma la comunione no, non si fa in maschera».
I sacerdoti ne vedono di tutti i tipi. «Spesso i turisti arrivano per partecipare alla liturgia» conclude l’arciprete «Quando vedono che tutti fanno la fila, la fanno anche loro perché pensano che si debba fare così. A quel punto noi chiediamo se sono cattolici e, se ci dicono di no, posiamo la mano sul capo come gesto di benevolenza e proseguiamo».
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