Venezia, impennata di controlli e multe dei vigili contro i furbetti delle slot
MESTRE. Tra i tanti dati contenuti nel bilancio 2018 dell’attività della Polizia locale spicca anche un tema finora poco affrontato, in assenza di un regolamento e di sanzioni attivati lo scorso anno. Ovvero il mondo del gioco e delle slot machine che abbondano in tanti bar ed esercizi della città. 194 nel 2018 sono state le sanzioni elevate dalla sezione commercio-attività produttive della Polizia locale di Mestre. Sanzioni che negli anni precedenti non si potevano elevate. Hanno prodotto multe per quasi 33 mila euro in un anno a fronte di poco più di 2 mila controlli, anche ripetuti, negli esercizi che ospitano videogiochi. In media la multa è di 166 euro ma ci sono esercenti che in un anno si sono ritrovati con più multe da pagare.
Un incremento di sorveglianza che spicca rispetto alla scarsità di verifiche degli anni precedenti: nel 2016 c’erano stati 132 controlli e nel 2017 erano stati appena 176. Lo scorso anno si sono superate le 2 mila verifiche in un settore dove spesso non si rispettano gli orari imposti dal Comune con il regolamento che disciplina queste macchine da gioco, con orari imposti. In un anno le 194 violazioni accertate hanno portato a 279 giornate di chiusura di bar e dei locali trovati a non rispettare le norme comunali.
Dati che si riferiscono ai soli controlli nella terraferma mestrina dove, sempre secondo stime dell’ufficio della Polizia locale dedicato ai controlli sul commercio e le attività produttive, l’80 per cento dei proprietari o gestori sono oggi di nazionalità cinese.
E nel corso dell’anno, gli esiti dei controlli della sezione dirette dal funzionario Stefano Gianolla, ha portato anche a scoprire quei locali in cui si operava con il trucco: bottoni di spegnimento delle macchine posizionati vicino alla cassa in modo tale da spegnere i videogiochi all’arrivo delle divise dei vigili. A farli scoprire, in alcuni casi, sono stati gli stessi giocatori che non smetterebbero mai di tentare la sorte. Alla vista delle macchine, spente all’improvviso, c’è chi è uscito in strada lamentandosi ad alta voce dello stop mentre il gioco era in corso. Una indiretta ammissione che ha consentito ai vigili di accertare le irregolarità messe in atto.
E ci sono stati, purtroppo, anche casi di pensionati che si sono rivolti agli agenti per ringraziarli di aver spento quelle macchinette “mangiasoldi”, altrimenti avrebbero finito con lo spendere, a caccia di un colpo di fortuna, l’intera pensione in giochi.
QUI I DATI DELL'INCHIESTA DEL GRUPPO GEDI SUL GIOCO D'AZZARDO, CITTA' PER CITTA'
L’offensiva della polizia locale per arginare la ludopatia, e quanti ci marciano sopra, sta dando i suoi effetti. E si inserisce in controlli cresciuti anche per i plateatici dei mercati (quasi 86 mila ), le diffide, i controlli su acconciatori e parrucchieri (144) , il commercio fisso (502).
Va detto , dopo la scoperta del bottone, trucco architettato per aggirare i controlli, si sono drasticamente ridotti casi di questo tipo.
A Venezia l’operatività delle slot machine è consentita solo in determinati orari: dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 19.30. Fuori da questi orari, le macchine devono restare tassativamente spente. Sul tema del gioco, in Regione è stato votato all’unanimità il disegno di legge per la prevenzione e cura del disturbo da gioco d’azzardo patologico: inserite le distanze minime e gli orari di apertura delle attività commerciali dotate di “macchinette”; addizionale massima a carico degli esercizi dotati di slot machine, incentivi premianti a quanti vi rinunciano. Previste distanze minime dei locali di gioco dai luoghi di aggregazione sociale (300 metri nei comuni più piccoli, 500 in quelli con oltre 5 mila abitanti), stop alle aperture ininterrotte delle sale gioco e niente pubblicità di vincite, obbligo di vetrine trasparenti per le sale e le agenzie di scommesse, Irap maggiorata dello 0,92 per cento per gli esercenti che ospitano slot e apparecchiature da gioco. Con sanzioni fino a 6 mila euro.
Fenomeno con evidenti controsensi: sul gioco che rovina tanti, anche lo Stato ci guadagna. Come con le sigarette.
L’assessore regionale Lanzarin aveva stimato il prelievo forzoso a cui si sottopongono i giocatori abituali: ne beneficia l’erario (per il 12 per cento, pari in Veneto a 765 milioni di gettito), la filiera dell’industria del gioco, che ha guadagnato l’11 per cento del volume delle scommesse (incassi più alti della spesa di realizzazione del Mose). Quarantamila “macchinette” venete hanno inghiottito 4,7 miliardi di euro, il 77 per cento delle scommesse complessive. —
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