Venezia imbrattata dai graffiti, il ponte di Rialto nuovamente lordato dai writers
Venezia imbrattata dai graffiti. Ne sono spuntati a decine da Rialto all’Accdemia, ma anche nei dintorni di san Giovanni e Paolo. Si sono sovrapposti a quelli già esistenti nelle calli intricate di Castello. Il boom è stato registrato la notte dopo il martedì grasso. Al mattino di mercoledì, i muri e marmi del centro storico imbrattati di spray. Il rosso e il blu, i colori prevalenti dopo il nero. E di certo, quei segni strambi sui marmi antichi del Leone sono un termometro a cielo aperto di quello che la gente pensa sui temi scottanti dell’attualità. Più di una sede dell’Unicredit è stata scarabocchiata. La stessa sorte è toccata ad altri istituti di credito. Scritte e storpiature, poca ironia e molta rabbia, che contestano i tassi delle banche. Slogan che si oppongono alla Tav e che sono aumentati nei giorni caldi della Val di Susa. Altri che se la prendono col corporativismo che ha generato la crisi. Altri ancora semplicemente sciocchi e che annunciano battaglie improbabili o violente. Sembrano di meno, le classiche frasi che inneggiano all’amore. Quelli più insignificanti, semplici caratteri criptici, spesso spruzzati di colore argento e oro, sono spuntati di nuovo sulla parte retrostante delle botteghe di Rialto. E i graffiti non hanno risparmiato neanche le parti marmoree del monumento. Se ne contano meno di un centinaio, i più lunghi occupano quasi due metri e quelli più brevi un paio di centimetri scarsi. L’ultimo intrevento di pulizia di Rialto risale a un paio di mesi fa. L’operazione aveva interessato l’area del ponte dove si affacciano le botteghe ed era stato finanziato dagli stessi proprietari. Altrettanto colpite le sarcinesche che di giorno spariscono. A sollecitare l’ultima operazione anche la denuncia che il 21 novembre scorso aveva lanciato il presidente regionale delle guide turistiche, Guido Lion, sul «ponte sfregiato dai graffiti». Deturpare il monumento è un danno per l’immagine della città, quindi per il turismo. Foto che fanno il giro del mondo. Ma lo stato del monumento nazionale è immutata, anzi peggiorata. Tanto che l’assessore ai Lavori pubblici, Alessandro Maggioni, ha convocato ai primi di febbraio un tavolo a Ca’ Farsetti a cui hanno preso parte i 25 commercianti del ponte di Rialto per «far fronte all’emergenza graffiti». «Chiediamo più illuminazione e che siano montate delle telecamere», dice Filippo Prevedello del negozio Kappa, eletto dai colleghi portavoce, «cerchiamo una soluzione concreta che metta fine ai graffitari. Che li identifichi quando a notte fonda cacciano dalla tasca lo spray e si mettono all’opera». Non vale la ripulitura ogni tanto, occorre agire sulla causa, intimidendo i writers, sostengono i commercianti. Di notte ad essere illuminata è solo la parte centrale del ponte. «Sto predisponendo», conferma l’assessore Maggioni, «un piano di intereventi per eliminare i graffiti tanto dalla parte privata che da quella pubblica del ponte». L’area pubblica, quella monumentale e marmorea, ancora più sensibile al sedimentarsi delle vernici sintetiche che filtrano nei pori dei marmi. E a giorni seguirà un altro tavolo con una commissione tecnica per far luce sul ventaglio di possibilità in gioco.
«Le telecamare potrebbero essere una soluzione», risponde l’assessore ai Lavori pubblici. «Dispositivi che nella zona di Rialto sono già presenti», prosegue Maggioni, «e potrebbero essere montati anche sul ponte».
Marco Petricca
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