Venezia, il sogno dei clown dottori del Civile: «Vogliamo portare sorrisi anche in oncologia e geriatria»

Il prossimo weekend avrà il via un corso di comicoterapia, propedeutico a quello di clownterapia che arriverà a inizio 2025 

Maria Ducoli
Natascia Cecconi e Sara Marangon all'Ospedale Civile di Venezia
Natascia Cecconi e Sara Marangon all'Ospedale Civile di Venezia

La medicina non è divertente, ma c’è molta medicina nel divertimento. È questo il principio della clownterapia che muove i volontari dell’associazione Papà Renzo che da anni portano una ventata di sorrisi e buonumore nel reparto di pediatria dell’Ospedale Civile di Venezia. Il desiderio, però, è quello di allargare la propria attività anche ad altri reparti, come oncologia e geriatria. Per farlo servono volontari e, a tal proposito, il prossimo weekend è in programma un corso di comicoterapia, propedeutico a quello di clownterapia, che arriverà presumibilmente a inizio 2025.

«Quello che facciamo» spiega Natascia Cecconi, responsabile dell’associazione, «è amplificare le emozioni, trasformarle». Con lei, in corsia c’è anche Sara Marangoni, fisioterapista dell’Usl 3, residente al Lido, che nel tempo libero prova a far sorridere i piccoli pazienti ricoverati e Manolo Trevisan, l’illusionista di Santa Croce. «Ho fatto il corso nel 2018» ricorda Marangoni, «era da tempo che volevo fare qualcosa per gli altri, ma ero un po’ titubante, mi spaventava entrare a contatto con la sofferenza dei bambini». Essere una clown dottoressa ti porta a misurarti con le emozioni degli altri e, di riflesso, anche con le proprie.

«Si entra nelle stanze in punta di piedi, sempre in coppia, e a volte si viene travolti. Bisogna imparare ad accettare la sofferenza, è un lavoro su di sé, devi capire che puoi aiutare la persona solo fino ad un certo punto. E che anche lasciare un sorriso può voler dire tantissimo» prosegue Marangoni. In questi anni c’è stato un caso che l’ha scossa più di altri, quello di una ragazzina ricoverata per disturbi alimentari. «Era molto grave e con pochissime energie, ma dopo la nostra attività abbiamo riscontrato che sul suo viso un accenno di sorriso, un po’ di sollievo. Siamo uscite da quella stanza cariche di emozioni, ma anche rincuorate». Ed è proprio quando l’emozione si trasforma che i clown dottori sanno che quello è il momento di chiudersi la porta alle spalle, portando le loro bolle di sapone, le marionette e i giochi da un’altra parte, in un’altra camera, da un altro paziente, per seminare un sorriso in più.

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