Venezia, il ponte di Rialto restituito alla città dopo un restauro da cinque milioni finanziato da mister Diesel

Cerimonia conclusiva e posa di una targa che ringrazia il contributo dell’industriale Renzo Rosso
Vera Mantengoli

VENEZIA. Correva l’anno 2013 quando venne siglato il contratto di sponsorizzazione per il finanziamento del restauro del Ponte di Rialto, ultimato da Andrea Da Ponte nel 1591. All’epoca del bando, nel 2012, l’unica società che si era presentata era stata quella del patron della OTB (Only the Brave), la holding dell’imprenditore vicentino Renzo Rosso che ha investito ben 5 milioni di euro nello storico intervento ultimato nel 2016.

In realtà con i 380 mila euro avanzati, Rosso ha contribuito anche al restauro per sistemare la pavimentazione dei sottoportici di Rialto, annunciato a luglio 2017 e conclusosi nel 2019. Martedì alle 11, come previsto dall’accordo che in cambio della somma dava a OTB e a OTB Foundation spazi pubblicitari, la posa sul selciato del Ponte di Rialto la targa in ricordo dell’intervento, l’unica a Venezia che ricorderà ai posteri il nome del mecenate.

L’inaugurazione era stata rimandata per un paio di volte e poi a causa Covid-19 era stato posticipato a data da destinarsi. Martedì finalmente il giorno tanto atteso per l’imprenditore che verrà ricordato per aver rimesso a nuovo uno dei ponti più famosi e fotografati del mondo. Il lavoro è stato eseguito dalle imprese che hanno vinto la gara d’appalto, la capofila Lares con Lithos e Setten.

Il direttore dei lavori è stato Roberto Benvenuti, il coordinatore per la sicurezza Alberto Chinellato, il capogruppo dell'Associazione temporanea di imprese Mario Massimo Cherido. La media di lavoro calcolato è stata di circa 16 ore al giorno per 5500 metri quadri di intervento.

Qualche numero, per capirci: 25 restauratori 300 gradini, 364 colonnine, 1100 i metri quadri di pavimentazione, 2700 metri quadri di facciate in pietra d'Istria e 700 metri quadri di copertura con lastre di piombo sottoposti a restauro.

La percentuale di nuovi materiali inseriti è stata intorno al 3 per cento del totale, con la stuccatura di fessurazioni e lesioni con resine. Quando è stato necessario cambiare l’arenaria grigio scura che ricopre le pedate del ponte, si è riusciti a ritrovare la cava di Muggia da cui proveniva la pietra originaria, grazie alla consulenza del professor Lorenzo Lazzarini dell’Iuav.

Il Ponte di Rialto era acciaccato prima dell’arrivo di Rosso. I problemi strutturali erano notevoli e a questi se ne sono aggiunti altri quando è stata rimossa la pavimentazione e sono venuti a galla altri problemi, come l’originale sistema di smaltimento delle acque piovane che aveva provocato numerose infiltrazioni, senza parlare degli interventi effettuati nei decenni passati, per esempio sulle balaustre.

I veneziani hanno potuto assistere giorno dopo giorno e, in alcuni periodi, notte dopo notte, all’impegno di tanti lavoratori e al restyling del cuore di Venezia che, a conclusione dei lavori, brillava come nuovo.

«Sono orgoglioso di aver sostenuto questa iniziativa a Venezia, una città che amo e dove ho cominciato l'Università» aveva detto l’imprenditore dopo aver siglato l’accordo con il Comune. «Credo che l'imprenditoria moderna talvolta possa arrivare dove i governi faticano e debba essere partecipe al mondo sociale e globale, restituendo una parte di quello che riceve».

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