Venezia, fuga dagli alberghi dopo l’acqua alta: 4 su 10 hanno disdetto
VENEZIA. Fuga dagli alberghi di Venezia. Gli effetti dell’acqua alta eccezionale dei giorni scorsi non sono stati solo nefasti per i danni che hanno provocato ai cittadini e alle categorie economiche di Venezia, colpendo case, negozi, magazzini, istituzioni, hotel. Ma anche per l’impatto mediatico negativo trasmessosi all’esterno dalle immagini della città semi sommersa, che stanno provocando pesanti conseguenza per tutta la filiera del turismo a cominciare proprio dagli alberghi. «Siamo molto preoccupati - commenta il direttore dell’Ava, l’Associazione Veneziana Albergatori Claudio Scarpa - perché dopo quello che è stato riportato dai giornali e dalle televisioni di tutto il mondo, all’estero, ma anche in Italia, si pensa che Venezia sia perennemente ricoperta da un metro e mezzo di acqua alta. Le conseguenze sono che le prossime due settimane le disdette di soggiorno negli alberghi veneziani solo almeno del 40% e le cancellazioni arrivano già sino ai primi mesi del prossimo anno. Inoltre gli alberghi veneziani, dopo l’eco mondiale avuta dalle acque alte dei giorni scorsi, non ricevono praticamente più nuove prenotazioni. È una situazione molto grave, che magari piacere a qualcuno che si lamenta del fatto che a Venezia arrivino troppi turisti, ma che sta mettendo in ginocchio un comparto che dà lavoro a circa diecimila persone che vivono e lavorano qui e non sono delocalizzate nell’Est europeo. Come Ava stimo valutando quali iniziative prendere anche a livello comunicativo per cercare di modificare l’immagine in buona parte distorta che si ha in questo momento dall’esterno di Venezia».. Di questa situazione sta in parte beneficiando a scapito di Venezia l’area metropolitana allargata, che vede turisti scegliere di soggiornare a Treviso, a Padova o anche più oltre e poi venire magari comunque in gita a Venezia ma per la sola giornata.
Intanto con l’iniziativa appena lanciata “Ava for Venice”, gli hotel che fanno parte dell’Associazione veneziana albergatori chiederanno a tutti i loro ospiti un contributo di 1 euro per la città, che verrà versato sul conto aperto dal Comune per far fronte ai danni della marea eccezionale dei giorni scorsi. Per tutto il 2020 gli albergatori aggiungeranno 1 euro “per Venezia” al conto della stanza o posizioneranno una cassettina in reception per raccogliere le donazioni.
«Gli albergatori sostengono Venezia, e sono pronti a chiedere un contributo anche ai loro ospiti – ha già dichiatato anche il presidente dell’Ava Vittorio Bonacini, presidente Ava – ma a causa delle cancellazioni e del blocco delle prenotazioni un pezzo importante della città è in pericolo e rischia di andare in crisi. Venezia è sicura e accogliente: i turisti possono e devono continuare a venire qui. L’Associazione è all’opera per evitare nuove disdette e allo stesso tempo per lanciare un’iniziativa di solidarietà a favore della città. Una città colpita da un atto terroristico o un grave evento naturale ci mette circa un anno a recuperare il danno di immagine. Per tutto il sistema veneziano non possiamo quindi permetterci di subire pesanti contraccolpi».
Lo stesso fenomeno di disdette starebbe colpendo anche le strutture extralberghiere veneziane. La nuova situazione si inserisce verso la fine di un’annata, il 2019, comunque favorevole per l’ospitalità veneziana. All’inizio di novembre l’occupazione media di stanze era stata di circa l’80 per cento, con un andamento buono soprattutto per gli alberghi a tre e a quattro stelle e una leggera crescita anche per il Lido. Con la quasi totalità dell’occupazione, in occasione dell’apertura della Biennale , per la Regata storica e la Mostra del Cinema con percentuali sempre attorno al 90 per cento.
Adesso la doccia fredda degli effetti mediatici dell’acqua alta sull’opinione pubblica internazionale. Passata da fenomeno pittoresco che arricchiva la visita a Venezia a vera e propria emergenza ambientale evidentemente percepita con preoccupazione da chi deve sbarcare in laguna. —
BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia