«Lasciateci servire pizze e dolci ai turisti»: l’appello dei fornai di Venezia contro la norma anti paccottiglia

Il nodo del decoro in centro storico. Al via le procedure per rivedere l’ordinanza triennale, l’assessore Costalonga a confronto con la categoria dei panificatori

Eugenio Pendolini
I panificatori veneziani chiedono un cambio del regolamento anti paccottiglia
I panificatori veneziani chiedono un cambio del regolamento anti paccottiglia

​​​​​​Cercare di rilanciare i forni veneziani, sempre più in difficoltà, anche grazie alla clientela turistica dando la possibilità di consumare croissant e pizzette artigianali all’interno dei locali. E, al tempo stesso, offrire un servizio in più alla cittadinanza anche nelle aree sprovviste di punti vendita di pane fresco.

Sono le due motivazioni che spingono i panificatori veneziani a chiedere una modifica al regolamento antipaccottiglia per poter inserire anche le rivendite di pane e prodotti simili tra le attività che possono aprire anche nei punti cittadini più turistici. Possibilità già oggi prevista, con un vincolo che ora i panificatori chiedono di superare.

Le norme volute dall’assessore al commercio Sebastiano Costalonga nel 2022 per porre un freno alla comparsa di negozietti di souvenir “tutto a un euro” prevedono, infatti, anche il blocco di negozi di cibo da asporto: i take away, per intendersi.

Un modo, questo, per limitare gli effetti di degrado così comuni in città, soprattutto nelle aree a maggior flusso turistico dove nel 2022 è intervenuta la normativa antipaccottiglia. Negli anni hanno fatto il giro del mondo, infatti, le foto dei cestini della spazzatura stracolmi di cartoni di cibo da asporto e di bottigliette di plastica. Il regolamento antipaccottiglia, d’altro canto, consente quindi, le aperture di nuovi forni. A patto, però, di non consumare all’interno dei locali i prodotti acquistati.

Ed è proprio questa somministrazione non assistita l’eccezione che ora i panificatori chiedono di inserire nel regolamento antipaccottiglia del Comune di Venezia. Per l’associazione dei panificatori, anche da qui passa il futuro di un settore sempre più in difficoltà. I numeri parlano chiaro: fino a vent’anni fa erano un centinaio i forni in città, oggi ne sono rimasti solamente quattordici.

«Le rivendite come siamo abituati a intenderle non hanno più senso», spiega Paolo Stefani, storico presidente dei panificatori veneziani, «noi siamo ben altra cosa rispetto allo street food e al take away. La maggior parte dei forni veneziani ha anche la pasticceria, offriamo prodotti migliori rispetto a chi ha intercettato il 100% dei flussi turistici».

Il riferimento, nemmeno troppo velato, è a bar e ristoranti, spuntati in grande quantità negli ultimi decenni, che già oggi somministrano cibo e bevande all’interno dei locali. «Ne va della nostra tradizione artigianale, che oggi si barcamena e resta a galla anche grazie alle forniture dei supermercati che, altrimenti, offrirebbero solamente prodotti industriali», conclude Stefani.

La proposta dei panificatori è appoggiata anche dalla Confesercenti, come conferma Alvise Canniello.

Più cauto l’assessore al commercio, Sebastiano Costalonga: «Dovremo valutare insieme alle associazioni di categoria e agli uffici competenti. Sicuramente ci sono degli accorgimenti da fare ma dovremo essere attenti a non rompere l’impianto della normativa e aprire a scenari rischiosi».

Se ne parlerà più approfonditamente mercoledì 5 febbraio, quando in Comune è in programma un incontro tra le associazioni di categoria e lo stesso assessore al commercio. Sul tavolo, appunto, il rinnovo del regolamento antipaccottiglia che, sul fronte del commercio cittadino, in questi ultimi tre anni ha cercato di invertire un trend che si era ormai consolidato con la complessiva svalutazione dell’offerta commerciale. Tra le possibili novità che saranno discusse, anche quella di introdurre l’obbligo di esporre il bollino della regione Veneto sui prodotti in vetro venduti dai negozi di souvenir.

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