A Venezia un flash mob per Alberto Trentini: «È ora di portarlo a casa»

Manifestazione in campo Santa Margherita domenica pomeriggio. Il comitato “Alberto Trentini Libero” chiede l’immediata scarcerazione del cooperante

Isabel Barbiero
Flash mob in campo Santa Margherita a Venezia (foto Interpress)
Flash mob in campo Santa Margherita a Venezia (foto Interpress)

Dopo oltre 130 giorni di detenzione, il comitato “Alberto Trentini Libero” ha organizzato un nuovo flashmob in campo Santa Margherita per chiedere l’immediata liberazione del cooperante 45enne ancora rinchiuso nel carcere El Rodeo I, alla periferia di Caracas.

«Vogliamo conoscere la verità e continueremo a mantenere alta l’attenzione perché adesso sta diventando un periodo molto lungo di detenzione e siamo sicuri che Alberto ne stia soffrendo» dicono gli amici manifestanti.

Il sit in è un appello forte contro il silenzio che avvolge il caso, in attesa di risposte su condizioni di salute e trattamenti ricevuti dal prigioniero.

La madre di Alberto, Armanda Trentini, presente al flashmob, è in ansia e non ha informazioni sullo stato del figlio. Non sa se stia ricevendo cure adeguate o se stia mangiando.

L’unico fatto certo è che Alberto è rinchiuso in isolamento dal novembre scorso in una struttura nota per le sue gravi violazioni dei diritti umani, tra cui il sovraffollamento, i maltrattamenti e il disprezzo delle norme sul trattamento dei detenuti.

Il Venezuela accusa Trentini di cospirazione, ma per gli amici queste accuse sono del tutto «infondate e pretestuose». Non esistono prove che il cooperante sia mai stato in contatto con oppositori politici del regime di Nicolás Maduro o con l’intelligence venezuelana.

L’unico legame documentato con il paese sudamericano risale a una relazione sentimentale con una ragazza che aveva deciso di raggiungere.

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