Venezia, farmacista morto da 10 giorni: colleghi mobilitati per il funerale

La salma di Enrico Venara, 73 anni, è ancora in obitorio. Il titolare della farmacia di San Stin senza eredi o parenti stretti: nominato un curatore

Maria Ducoli
Enrico Venara, classe 1951
Enrico Venara, classe 1951

Una storia di solitudine, di una vita volata via in un soffio, in una fredda notte di gennaio. Ma anche una storia di solidarietà, in cui gli amici e colleghi diventano una famiglia e fanno il possibile per rendere onore a una persona a cui hanno voluto bene.

Il farmacista 73enne Enrico Venara non c’è più: è morto lo scorso 14 gennaio all’ospedale Civile di Venezia, dove era stato ricoverato d’urgenza a causa delle complicanze legate alla sua broncopneumopatia cronica e al cancro ai polmoni. La situazione, però, è precipitata e un arresto cardiaco ha messo fine alla sua vita, nel silenzio della notte.

Da quel giorno, Venara si trova nell’obitorio dell’ospedale perché non aveva parenti stretti o legami affettivi che potevano intervenire per organizzare il funerale.

Gli unici eredi sono dei cugini alla lontana, con cui non aveva più nessun rapporto da tempo e che, contattati, hanno deciso di restare fuori dalla vicenda.

La salma, quindi, è rimasta al Civile e, nei prossimi giorni, sarà il curatore nominato dal tribunale a organizzare il funerale e la conseguente sepoltura che, di prassi, sarà al cimitero di San Michele. Eppure, Venara agli amici stretti aveva sempre espresso il suo desiderio di essere sepolto nella tomba di famiglia, a Biella, città in cui era cresciuto.

Dopo aver saputo la triste notizia, l’amico e collega Gabriele Mantoan, farmacista a San Lio, con la dipendente di Venara, Barbara, stanno organizzando una colletta per il funerale, che probabilmente non servirà poiché, essendo già stato nominato il curatore, potrà attingere ai risparmi di Venara, tant’è che l’obitorio del Civile è già stato contattato da un’impresa di pompe funebri.

Tuttavia, in una storia impregnata di solitudine, una spinta di affetto di questo tipo diventa un abbraccio per il 73enne.

«Enrico ha sempre detto che avrebbe voluto due funerali, uno ai Frari e uno in Piemonte, per essere sepolto a casa sua» spiega Mantoan, «non capisco perché non abbia lasciato due righe con le proprie volontà, è una storia molto triste. Enrico era una persona seria e competente, ma sapeva anche godersela, era simpatico e ottimista. Anche se era malato da tempo, non ha mai smesso di lavorare. Spesso diceva di voler vendere, ma non mollava mai la farmacia».

Anche un amico veronese, con cui Enrico Venara aveva stretto amicizia sul finire degli anni universitari, a Padova, lo ricorda come «una persona generosissima, a cui non si poteva non voler bene».

Al tempo stesso, ammette anche che era «molto solo, con la farmacia come unica famiglia e la gente che andava e veniva dal suo negozio una forma di sopravvivenza sociale». Per questo, dice, probabilmente non ha mai venduto l’attività, per non restare una volta per tutte da solo.

Da quando si è spento, al Civile, la serranda della sua farmacia a San Stin, “I due San Marchi” è abbassata e sulle vetrine troneggiano i caratteri in stampatello nero impressi sul foglio bianco: “Chiuso per lutto”.

Non si sa se il negozio potrà riaccendere le luci, perché in questi casi, nonostante la farmacia sia privata, la regolamentazione comunale vuole che nel caso di chiusura per più di quindici giorni senza giusta causa, la licenza decada e torni al Comune.

Siccome il titolare non aveva lasciato disposizioni scritte, il destino del negozio è nelle mani del curatore e, visto che in centro storico le farmacie non mancano, il Comune non ha dovuto chiedere all’Usl 3 di farsi carico della gestione straordinaria del punto vendita, come invece avrebbe potuto succedere se il territorio fosse rimasto scoperto e quindi i pazienti non avrebbero avuto alcun punto a cui rivolgersi.

Ora bisognerà attendere le decisioni del curatore, per capire sia cosa ne sarà della farmacia che per avere la data del funerale.

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