Venezia e il turismo “di qualità”. Tre letti in una casa di 32 metri al prezzo di 160 euro a notte

Il caso di un’abitazione a Santa Croce venduta dai proprietari veneziani e trasformata in una locazione turistica, pur con un’agibilità “in deroga”
Eugenio Pendolini

VENEZIA. Tre posti letto in una casa di trentadue metri quadri. Poco più di dieci metri quadri a persona. Un bugigattolo di fortuna per gente in ristrettezze economiche? No, una locazione turistica a Venezia. Della serie: sfruttare fino all’osso la città e le sue abitazioni, perfino se si tratta di un buco.

Il prezzo? Più di 160 euro a notte tra il 24 e il 27 agosto, uniche date disponibili fino al 12 settembre. C’è alta stagione, tutte le strutture ricettive sono in overbooking.

Compreso appunto quell’appartamento, sestiere di Santa Croce, pubblicizzato su Airbnb con sfavillanti foto di arredamenti e lenzuola sgargianti. Eppure quell’appartamento, regolarmente registrato nel portale del Comune e con targhetta di riconoscimento fuori dall’ingresso, i requisiti per diventare locazione non ce li avrebbe.

Casa troppo piccola, 38 metri quadri sono il minimo se si vuole trasformare casa propria in un’affittanza turistica e avere, quindi, la piena «conformità urbanistica». Eppure.

Il caso, emblematico, è stato ricostruito - carte alla mano - dal team di lavoro del Gruppo 25 Aprile. L’appartamento in questione è al piano terra, ha un piccolo cortile interno. Fino al 2016 era dato in affitto a un lavoratore, poi costretto ad andare via.

Un ritornello, purtroppo, sempre più frequente in città. E che contribuisce allo spopolamento cittadino. Già perché quella casa, di proprietà di di veneziani, è stata acquistata in due successivi momenti da un’agenzia immobiliare di qui per complessivi 100 mila euro.

Viene poi intestata a una persona fisica, non quindi a una società. Seguono una serie di pratiche per sistemare l’appartamento già in passato interessato da condoni che infatti, siamo nel 2020, ottiene dal Comune l’agibilità in deroga.

Insomma, quella casa pur avendo una superficie inferiore ai 38 metri quadri (il minimo necessario previsto dalla normativa nazionale datata 1975 e dal regolamento edilizio del Comune) la spunta grazie a un conteggio (previsto dalla legge anch’esso) che include anche lo spessore delle «murature esterne». Fin qui, nulla di strano.

Essendo intitolata a una persona fisica, e non a un’attività imprenditoriale, per la sua trasformazione in locazione turistica viene richiesta una semplice dichiarazione online da rilasciare alla Regione Veneto. La cui normativa (legge regionale 11 del 2013) però prevede per le locazioni turistiche la «piena conformità urbanistica».

Cosa che l’appartamento in questione non ha, se non «in deroga» e solo a fini residenziali. Alla dichiarazione rilasciata al portale della Regione, però, non segue alcun controllo. E quindi ecco che la locazione prosegue tranquillamente la sua attività.

La vicenda però, solleva un interrogativo: ma quanti ce ne saranno di casi simili in città? «Molti», sostiene chi segue da vicino il mercato immobiliare e che preferisce restare nell’anonimato, «è una pratica diffusa».

E poi, chi controlla? In una città che conta circa novemila annunci nei portali online, il nucleo di polizia locale incaricato delle attività recettive fa il possibile ma si ritrova con quattro agenti incaricati di ricevere le segnalazioni (quando arrivano) da parte dei residenti su presunti abusi e affittanze abusive e di verificarle. Una mole di lavoro immane, in una città che continua a macinare locazioni turistiche. 

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