Venezia, due nuovi canali in laguna per «ridurre il traffico»
VENEZIA. Due «tangenziali» per i taxi acquei. Due nuovi canali da scavare per dirottare il traffico dei motoscafi turistici dalle aree più congestionate della laguna. Il primo che costeggia il cimitero di San Michele, per poi riunirsi al canale di Tessera dietro Murano verso Sacca San Mattio. L’altro da San Servolo al Lazzaretto Nuovo, davanti al Lido, tagliando la «secca» e portando via traffico dal bacino San Marco .
È la proposta arrivata sul tavolo del sindaco Luigi Brugnaro, firmata dai principali esponenti delle cooperative taxi e motoscafi. L’ha rilanciata il presidente di Alilaguna Fabio Sacco, nel corso di un recente convegno.
«Scavando due tratti di bassi fondali», propongono gli operatori del turismo, «si potrebbero dirottare centinaia di taxi acquei diretti all’aeroporto ogni giorno dalle Fondamente Nuove, aree già al collasso per il troppo traffico. Naturalmente la velocità dovrebbe essere controllata».
L’amministrazione ci sta pensando, e ha affidato approfondimenti tecnici agli uffici. Servirà ovviamente il via libera da parte del Provveditorato alle Opere pubbliche (ex Magistrato alle Acque), dalla Soprintendenza e dalla Salvaguardia. Le obiezioni dei comitati in difesa della laguna, riguardano la possibilità che in questo modo il traffico aumenti ancora. E che si possano sconvolgere equilibri naturali antichi con ulteriore perdita di sedimenti ed erosione delle barene.
Ma secondo i proponenti si tratta invece di un «sistema per salvare la laguna».
Si parte dal concetto che il traffico non è riducibile. Turisti sempre in aumento richiedono mobilità e collegamenti. Dall’aeroporto di Tessera gli spostamenti si effettuano via acqua soltanto con i mezzi di linea di Alilaguna e con i motoscafi privati. Bocciata la sublagunare, bocciate le futuristiche proposte di teleferica avanzate anche dalla Save, resta il collegamento via laguna.
Ma il canale di Tessera è diventato un’autostrada, con traffico pesante onde alte, velocità fuori controllo e a volte pericoli per la viabilità acquea e per chi si avventura in quelle aree. «Nulla di scandaloso, anche a Venezia servono delle vie di collegamentio veloci», ribattono i motoscafisti, «e in autostrada non ci vanno le biciclette o i motorini».
Anche qui la città è divisa in due e la proposta fa discutere . C’è chi non vuol sentir parlare di «autostrada», a partire da Italia Nostra e dai comitati. Perché in laguna «non si corre». Ma gli operatori premono. Si chiede adesso una drastica riduzione del traffico in Canal Grande e nei rii interni della città.
A fronte di una maggiore disponibilità ai collegamenti con le aree turistiche e i terminal, a cominciare dall’aeroporto.
C’è anche chi ha riproposto l’apertura del rio della Tana e del bacino interno dell’Arsenale per far passare taxi e mezzi dell’ Actv come GiraCittà. Com’era fino a una ventina di anni fa, senza costringere tutti al periplo esterno per Sant’Elena. Riduzione dei tempi, dei consumi (per Actv qualche milione di euro l’anno), del moto ondoso e dell’inquinamento.
Anche qui la condizione necessaria è la vigilanza «armata» della Marina sui limiti di velocità e i comportamenti degli operatori, non sempre rispettosi. Anche questa un’ipotesi allo studio. —
Alberto Vitucci
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia