Venezia, denunciati gli imbrattatori del Leoncino. Sono studenti di Belle Arti

VENEZIA. Identificati e denunciati gli imbrattatori di uno dei leoncini di Piazza San Marco: due ragazzi sono di Assisi, una ragazza di Trento e la quarta giovane di Brescia. Hanno un’età che varia dai 20 ai 23 anni e tre studiano all’Accademia delle Belle Arti, mentre uno allo Iuav.
Li hanno denunciati carabinieri e vigili urbani ieri quando li hanno identificati e interrogati. La soluzione è arrivata nel primo pomeriggio, quando la ragazza di Brescia, che non aveva partecipato attivamente all’imbrattamento, consigliata dallo zio, si è presentata dai carabinieri e ha raccontato tutto.

Quindi i militari hanno rintracciato gli altri tre. Uno dei ragazzi lo hanno trovato in campo Santa Margherita, uno nell’abitazione che ha in affitto in centro storico, mentre la giovane trentina è stata fermata mentre rientrava a casa in treno.
Oggi Il direttore dell'Accademia di Belle Arti di Venezia, Giuseppe La Bruna, ha dichiarato che qualora fosse confermato che tra gli studenti autori dello sfregio compiuto contro il leone settecentesco a Venezia ci fosse qualcuno dell'Accademia, proporrà la loro radiazione. La Bruna, che si trova in questi giorni fuori Venezia, convocherà un Consiglio Accademico al più presto.
La presidente, Luana Zanella, afferma che, qualora fosse, si tratterebbe non solo di un gravissimo sfregio alla città ma anche all'antica istituzione veneziana che molto ha contribuito e continua a contribuire alla vita culturale della città.
Le immagini di ben cinque telecamere li immortalano nel loro raid notturno di venerdì. La statua del leoncino, si vede dalle telecamere, è stato deturpato dai due ragazzi. Sequestrati nelle abitazioni pennello e abiti usati venerdì notte dai quattro. Questo a conferma che le persone immortalate dai video ritraevano loro quattro. Hanno fatto capire che erano ubriachi, dopo aver trascorso una festa insieme ad alcuni amici. Ma un certo grado di premeditazione ci doveva essere se uno di loro aveva colore, pennello e solvente. Comunque sia polizia urbana e carabinieri non hanno ancora terminato di compiere le verifiche necessarie per ricostruire l’accaduto e stabilire le varie responsabilità.
La ragazza bresciana si è presentata sentendosi braccata dopo aver visto i telegiornali e letto i giornali sull’accaduto. Si è sentita braccata quando ha scoperto che le telecamere avevano ripreso i quattro in Piazza San Marco. Gli investigatori, fin da subito, hanno comunque escluso collegamenti dell’azione vandalica con la due giorni di protesta contro le grandi navi, organizzata dal Movimento per la Dignità di Venezia. Come qualcuno voleva far intendere.
A proposito, Tommaso Cacciari, uno degli organizzatori, sottolinea: «Nessuno si deve permettere di accusarci di questa idiozia. Che sia il sindaco, un giornalista, la questura, i carabinieri o un leone da tastiera, ne risponderà personalmente. Noi la dignità della città la difendiamo alla luce del sole».
Il raid commesso con l’uso di vernice rossa è iniziato poco prima del ponte dei Carmini, venendo da Castello, e ed è terminato con l’imbrattamento di uno dei due leoncini di Piazza San Marco, che ora il comune ha chiuso con una recinzione per il timore di emulazioni. Alla statua del 1722, in marmo rosso di Verona, hanno dipinto gli occhi e simbolico taglio del collo.
Sempre sul fronte delle scritte in centro storico è tornato a colpire l’uomo, un ingegnere di Castello, che ha preso di mira la ex moglie con insulti e frasi oscene. L’uomo, già protagonista in passato di atti vandalici all’interno di una chiesa, dopo le scritte di inizio estate che ha fatto in ogni dove e ha danneggiato diversa pietra di Istria oltre a marmi antichi, era stato denunciato. Lo avevano riconosciuto e individuato quale responsabile delle scritte. Gli agenti del Servizio sicurezza urbana della Polizia locale, al momento, hanno eseguito nei suoi confronti un Tso. Ebbene, dopo essere uscito dal periodo di cura, ha ripreso a scrivere contro la ex moglie, ma questa volta con riferimenti alle Sacre Scritture. Senza abbandonare le frasi ingiuriose.
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