Venezia. “Corvi” della Chiesa, c'è anche un ex dirigente Montedison

L’inchiesta della procura: ecco i nomi dei due indagati. Uno è un sostenitore di don Massimiliano D'Antiga, il sacerdote "ribelle" trasferito dal patriarca
Interpress\M.Tagliapietra Venezia 13.04.2020.- Messa di Pasqua in Basilica di San Marco. Patriarca Francesco Moraglia, Sindaco Luigi Brugnaro, Prefetto Vittorio Zappalorto.
Interpress\M.Tagliapietra Venezia 13.04.2020.- Messa di Pasqua in Basilica di San Marco. Patriarca Francesco Moraglia, Sindaco Luigi Brugnaro, Prefetto Vittorio Zappalorto.

Venezia.

I due “corvi” partivano nel pomeriggio da Milano. Il treno era quasi sempre lo stesso: il Freccia Rossa delle 17,45. Poi affiggevano i volantini e al mattino, poco dopo le 6, rientravano nel capoluogo lombardo e sempre in treno. I due - Enrico Di Giorgi, 75 anni e Gianluca Buoninconti, 54 anni - indagati con l’accusa di diffamazione aggravata, per ora sembrano essere gli ideatori e gli attacchini della campagna contro il patriarca Francesco Moraglia e vari preti veneziani. Preti accusati di pedofilia, con il patriarca che secondo queste accuse avrebbe coperto le vicende scabrose che li riguardavano.

La diffamazione mezzo volantini e lettere anonime, sempre a firma di “fra’ Tino” è durata sette mesi, dalla fine di gennaio alla prima settimana di agosto dello scorso anno. Ma è possibile che i due, residenti nel Milanese, si prendessero così “a cuore” le sorti della Chiesa veneziana, dimostrando di conoscere parecchi fatti e misfatti che avvengono in laguna? E poi come facevano a conoscere parecchio della vicenda della cacciata da San Zulian di don Massimiliano D’Antiga? È evidente che la vicenda del prete, ribelle a Moraglia, ispira molto di quanto viene scritto sui volantini, che poi sono stati disseminati in città.

Comunque sia, un collegamento fra D’Antiga e i due c’è. O meglio con uno dei due: Enrico Di Giorgi. Il milanese ha casa a Venezia a due passi da Piazza San Marco e ha conosciuto il “prete ribelle”, attraverso l’associazione che quest’ultimo ha creato a favore dei padri che hanno perso un figlio. C’è fiducia tra i due, tanto che che don Massimiliano, per 18 anni reggente della parrocchia di San Zulian, quando Moraglia lo chiama per fargli capire che nell’aria c’è il trasferimento, lui come testimone si porta Enrico Di Giorgi. Lo stesso Di Giorgi, poi, è l’autore di parecchie lettere che vengono spedite dai fedeli di San Zulian a Moraglia, perché questi desista dal trasferire il prete tanto venerato.

Alla fine, per don D’Antiga le lettere, le suppliche e le proteste sotto al Patriarcato hanno portato più che male. Infatti gli è stato aperto un processo canonico. Lui si è ritirato a meditare nella villetta di famiglia a Treporti. Da sottolineare che D’Antiga, nella vicenda dei “corvi”, non è indagato.

Ma chi è Enrico Di Giorgi? È un ex dirigente in pensione della Montedison, che ha lavorato al Petrolchimico di Porto Marghera, rimanendo invischiato anche in una vicenda di tangenti. Dalla quale è uscito indenne. Per la procura veneziana che lo indaga nel 1992, Enrico Di Giorgi, ex capufficio relazioni pubbliche e sindacali della Montedison, con i fondi sottratti dalle liquidazioni degli operai del Petrolchimico, avrebbe finanziato le campagne elettorali di alcuni esponenti socialisti veneti. Ma lui si difese affermando che quei soldi sarebbero serviti per un fondo anti terrorismo. Cioè quei milioni sarebbero finiti nelle tasche di alcuni dipendenti che fornivano alla direzione informazioni sui movimenti dei presunti brigatisti o fiancheggiatori all’interno della fabbrica. —

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