La spesa è un salasso, nel veneziano negli ultimi quattro anni prezzi su del 20 per cento
I più penalizzati dagli aumenti sono i pensionati e le famiglie monoreddito.
Garofolini: «Le persone costrette a tagliare i costi legati a salute e prevenzione»
Un chilo di salmone fresco, a fine 2024, costava quasi 21 euro, un euro e mezzo in più rispetto all’anno precedente. Lo stesso vale per sgombri, trote e ancor di più per le vongole. Per non parlare di frutta e ortaggi. I giovani evitano di andare dal macellaio, troppo alto il costo della carne. La tazzina del caffè oramai costa tra 1,30 e 1,60 euro. Una spremuta viaggia sui 4-5 euro.
I ritocchi all’insù sono evidenti quando si esce da un supermercato o dalla bottega dietro l’angolo. Il sacchetto è ogni giorno più vuoto, ma il portafoglio è sempre più leggero. Un pezzo da venti euro basta appena per un paio di giorni. Il prezzo medio dell’olio di oliva ha subito un aumento a due cifre, lo stesso per il burro, ritoccato anche quello. Anche i generi basici come olive, piselli e tonno non sono stati risparmiati.
Se poi passiamo ad analizzare il costo di una visita medica privata, il problema si fa ancora più serio. A fronte di stipendi che in Italia sono fermi da trent'anni, una visita dal ginecologo costa in media 150 euro. L’Osservatorio prezzi del Ministero dell’Impresa e del Made in Italy, rielaborato dall’Ufficio statistiche Adico, descrive una situazione limite per molte famiglie veneziane.
«Oramai entrare in un fruttivendolo è come andare in una boutique», attacca Carlo Garofolini, presidente di Adico Mestre. «Ma basta osservare il costo delle cure mediche e delle prestazioni private, aumentate del 20% negli ultimi anni». Prosegue: «Perché? Su che basi? Vorremmo una spiegazione da dare a pensionati, famiglie e nuclei che non riescono ad arrivare a fine mese. Le persone risparmiano sulla loro pelle, tagliando su prevenzione e salute».
Non c’è un settore escluso. Garofolini fa un esempio: «L’olio di oliva, l’anno scorso è aumentato perché non pioveva, quest’anno perché ha piovuto troppo. A fronte di una speculazione fuori controllo, mancano interventi per colpire chi fa il furbetto. I centri commerciali non fanno quasi più pubblicità, tanto applicano i prezzi che vogliono. In offerta c’è solo il cibo in scadenza. Non c’è più interesse a mettere in atto una politica di risparmio».
Secondo Garofolini, la causa è una mancanza di controlli: «Una volta è la guerra, un’altra le tensioni nel canale di Suez, prima il Covid e poi il climate change. Eppure l’unica cosa che non aumenta sono gli stipendi. Salvo chi guadagna fino a 85mila euro, grazie alla soglia innalzata da Salvini per gli autonomi a regime forfettario. Tutti gli altri sono al palo, mentre il costo della vita è completamente fuori controllo».
Chiude con un’affermazione netta: «Come Adico siamo sempre stati contrari alle politiche dei bonus. O gli interventi sono strutturali o sono spot per una clientela che alla vigilia di qualche elezione poi svanisce».
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