Venezia, per il Carnevale appartamenti turistici trasformati in hotel: scattano le multe
Nei giorni di Carnevale polizia locale e Finanza hanno controllato 90 strutture. Scoperti cinque alberghi di fatto, in 17 non in regola con il codice identificativo

Mancava l’insegna, non c’erano le stelle sul citofono e, ovviamente, nessuna certificazione adeguata ma, a parte queste “formalità”, lavoravano proprio come degli alberghi, a volte “diffusi”, altre addirittura concentrati entro le mura dello stesso palazzo, esattamente come un hotel.
Nelle scorse settimane, in corrispondenza alle festività di carnevale, la polizia locale e la Guardia di finanza hanno passato al setaccio il centro storico veneziano a caccia di irregolarità tra gli operatori del settore ricettivo.
La collaborazione tra gli agenti del Tronchetto e i militari è ben rodata, la squadra dedicata ai controlli su locazioni turistiche e bed & breakfast lavora da anni alternando verifiche online e accertamenti porta a porta e, nel periodo di massimo afflusso turistico in laguna, è quindi arrivata a bussare ai portoni di ben 90 strutture; tra queste, 17 non sono risultate in regola con il nuovo Codice identificativo nazionale, e per ciascuna di loro è quindi scattato un verbale da 1.600 euro, come previsto dalla nuova normativa entrata in vigore a gennaio.
In totale, Locale e Fiamme gialle hanno staccato 50 mila euro di multe, e se circa metà riguardava proprio l’esercizio dell’attività in mancanza del Cin, i rimanenti 23 mila euro circa di sanzioni hanno colpito una serie di irregolarità ben più gravi, concentrate in cinque società che, anche se formalmente avrebbero dovuto gestire locazioni, alloggi turistici e b & b, di fatto avevano messo in piedi degli alberghi, con tanto di reception, servizi alle camere e persino colazioni condivise.
Il caso più emblematico, in questo senso, è stato quello di un palazzo di Dorsoduro, nelle vicinanze del ponte dell’Accademia, che sotto lo stesso numero civico riuniva tutte le possibili soluzioni ricettive extralberghiere, finendo però per operare a tutti gli effetti come un hotel, con ambienti comunicanti, portineria con gestione delle chiavi - tutte le chiavi - e registro degli ospiti unico.
Nell’edificio si contavano tre appartamenti: uno era registrato come bed & breakfast, un altro come locazione turistica, l’ultimo come alloggio turistico - e, solo in questo, erano state ricavate ben sei camere; per la legge, ciascuna di queste soluzioni può offrire un ventaglio ben determinato di servizi, con la locazione che non ne prevede di alcun tipo, l’alloggio che consente di servire le colazioni e il b & b che permette anche le pulizie, ma obbliga il gestore a vivere nello stesso stabile.
Il palazzo all’Accademia, invece, estendeva a tutte le camere presenti queste possibilità, e per di più si presentava come un ambiente unico, in cui era possibile muoversi senza problemi, proprio come lungo i corridoi di un albergo (pur non avendo dovuto aprire nuovi collegamenti in abuso edilizio, semplicemente lasciando aperte le porte tra i vari appartamenti.
La struttura è stata multata con quattromila euro totali: gli è stata contestata la mancanza di una segnalazione certificata di inizio attività - ovviamente per l’alberghiero puro, a questo punto - e nel secondo verbale l’assenza di una corretta classificazione, appunto.
Tutte le carte sono state poi girate anche allo Sportello unico per le attività produttive, che ha avviato un procedimento per obbligare la società a mettersi in regola entro trenta giorni, sospendendo intanto ogni funzione.
Lo stesso copione è stato registrato nelle altre quattro realtà simili identificate nel corso dei controlli, tutte comprese tra l’Accademia e San Marco: in alcuni casi gli appartamenti che andavano a comporre l’albergo “diffuso” erano sparpagliati in edifici vicini, in altri era ancora tutto racchiuso nello stesso palazzo.
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