Venezia. Caos scuola, 60 richieste di conciliazione

Confusione sui trasferimenti degli insegnanti destinati alla nostra provincia. Ora si apre una lunga battaglia per i ricorsi
Foto Agenzia Candussi/ Furlan/ Mestre, ist. Pacinotti / Assemblea degli insegnanti per discutere sul referendum per la scuola pubblica - nella foto raccolta firme
Foto Agenzia Candussi/ Furlan/ Mestre, ist. Pacinotti / Assemblea degli insegnanti per discutere sul referendum per la scuola pubblica - nella foto raccolta firme

Caos trasferimenti scolastici, in 60 presentano richiesta di “conciliazione”. Nel vortice delle anomalie che gli insegnanti sostengono si sarebbero venute a creare al momento dell'assegnazione delle sedi sulla scorta del sistema informatico e dell'algoritmo utilizzato a livello centrale per assegnare i posti di ruolo dal Miur, sono finiti anche docenti destinati alla provincia di Venezia, e che provengono per la maggior parte dal Centro-Sud.

Si tratta di quegli insegnanti che nel 2015-16 sono stati immessi in ruolo con sede provvisoria e che hanno fatto richiesta di mobilità per la sede definitiva. Solo che dall'elenco ufficiale pubblicato dal Miur, emerge che dal Sud devono trasferirsi in provincia di Venezia. Da qui la richiesta di tentativo di conciliazione «per erronea assegnazione sede di destinazione (scuola o ambito) in esito alla domanda di mobilità per l'anno scolastico 2016/17».

La conferma proviene dal dirigente dell'Ufficio scolastico territoriale, Domenico Martino, alle prese in queste ore, con le domande di conciliazione. «C'è stato un problema», spiega, «ma in tutta Italia, qualcosa non è andata per il verso giusto nel sistema credo, ci sono alcuni movimenti che probabilmente non sono corretti e li stiamo rivedendo». Una matassa complicata da sbrogliare. «Gli insegnanti che hanno fatto richiesta di conciliazione, in provincia di Venezia sono una sessantina, compresi gli istituti superiori».

Martino spiega anche che riguardano, per la maggior parte, la scuola primaria e la secondaria di primo grado, elementari e medie. «Gli insegnanti in questione sono stati trasferiti in un posto che avevano chiesto non in prima istanza e magari nel luogo dove volevano andare c'è andato un altro insegnante con un punteggio inferiore. Va esaminato cosa è successo, se è vero che le cose sono andate in questa maniera, perché le fasi sono diverse. Abbiamo suggerito la conciliazione e siccome sono pratiche che si ripercuotono su altre regioni, vengono mandate al Ministero per una valutazione, sono loro che possono verificare, non noi». Avverte il dirigente: «Per alcune classi di concorso c'è stato un errore, ma non in tutte, non tutti hanno ragione».

«Il Ministero ha sbagliato, non ha voluto ascoltarci e rifare tutto», commenta Michele Nudo Uil Scuola. «Adesso si apre una battaglia di lunghi ricorsi e controricorsi perché non c'è più margine per recuperare questo “pasticcio” causato dalla “buona scuola” e in alcune classi di concorso non c'è più posto». «Alcuni casi sono errori del sistema», precisa Carlo Forte Flc Cgil, «ma in termini globali è vero che non ci sono posti al Sud e ce ne sono invece al Nord, il lavoratore deve provare che non gli è stata data la sede chiesta e che quella chiesta da lui o è rimasta vuota o è stata data a uno che ha meno punti. Inoltre il rischio è anche del processo inverso, mi ha contattato un'insegnante dell'Istituto d'arte di Venezia che dopo 14 anni di precariato è stata immessa in ruolo in Emilia Romagna, e lei non ha margini per fare ricorso».

 

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