Venezia, Calatrava e il ponte dei gradini rotti: ora sono otto

Ben trentatrè le lastre in vetro andate in frantumi in questi anni, mancano i fondi

VENEZIA. Trentatrè: tanti sono i gradini del ponte della Costituzione, che si sono rotti dal giorno dell’inaugurazione alla fine del 2008 ad oggi. Proprio in questi giorni, sono ben otto le lastre “in frantumi” - una sostituita da una lamiera in acciaio, le altre segnalate dal nastro adesivo perché rotte, ma non a rischio cedimento - che segnano il ponte in vetro e acciaio e che continueranno a marchiarlo a lungo: la speranza è che almeno alcuni vengano cambiati entro Natale. Sempre che nel frattempo non faccia qualche altra torsione, rompendone altri.

Mancano i fondi per una manutenzione del ponte che secondo le previsioni dell’architetto Santiago Calatrava doveva essere straordinaria - prevedendo una sostituzione ventennale delle lastre - e che , invece, si è da subito dimostrata ordinaria: ogni gradino ha una misura sé stante, è un pezzo unico e nel frattempo ha anche chiuso lo stabilimento in Italia dell’azienda francese Gobelin, che aveva eseguito la prima fusione in vetro. Ogni gradino costa in media 2500 euro, più le spese degli operai al lavoro.

Una storia infinita, legata alla struttura stessa del ponte della Costituzione, in acciaio, in costante assestamento e movimento, con le bande di allerta rosse e bianche e le lastre d’acciaio che fanno ormai parte di qualsiasi immagine del ponte della Costituzione, sul quale pende il giudizio di appello della Corte dei Conto, dopo che la Procura ha impugnato la senzenza di primo grado che ha assolto il progettista e il direttori lavori dell’opera, contestando aumenti di spesa per 3,6 milioni di euro. Definitivamente ferma anche l’ovovia per disabili, che ha funzionato solo qualche mese: il Comune vorrebbe smantellarla, ma teme di finire - suo malgrado - sotto la scure della Corte dei conti, che sull’ovovia da 2 milioni di euro ha già un’inchiesta aperta da tempo.

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia