Venezia bloccata dalla bassa marea

Circolazione a rischio nei rii: disagi per gondole, motoscafi e trasporti. E oggi si replica, con la ripresa del traffico merci
Di Alberto Vitucci
Interpress/Mazzega Venezia, 27.12.2015.- Venezia, Bassa Marea Eccezzionale.- Nella foto taxi costretti ad imbarcare nei pontiili ACTV
Interpress/Mazzega Venezia, 27.12.2015.- Venezia, Bassa Marea Eccezzionale.- Nella foto taxi costretti ad imbarcare nei pontiili ACTV

Meno 55 centimetri. La bassa marea si ferma a un passo dal record assoluto. Per via dell’alta pressione leggermente allentata. Ma la situazione ieri pomeriggio era nuovamente all’emergenza. E lo sarà anche oggi, dal momento che poco prima delle 18 è previsto un altro picco di bassa marea eccezionale, meno 50 centimetri.

Problemi per le gondole, rimaste all’asciutto in Canal Grande. E per i collegamenti acquei nelle ore in cui la marea ha raggiunto il suo minimo, dalle 16 alle 20. Per fortuna non ci sono state emergenze, ma anche ieri le ambulanze e i mezzi di soccorso avrebbero faticato non poco a passare per i rii meno importanti, visibilmente «all’asciutto», con le barche adagiate sul fango. Sarà così oggi pomeriggio anche per le barche da trasporto. Disagi limitati ieri e l’altro ieri solo perché i trasporti erano fermi per le feste. E per i taxi, che passano agevolmente solo a centro canale ma non nei rii minori.

Qualche attenzione in più anche per i mezzi pubblici, in particolare i motoscafi della linea circolare Actv 4.1-4.2 e 5.1-5.2. «Quando l’acqua va sotto i 40-50 centimetri sul medio mare», avvertono gli esperti, «può essere pericoloso passare sotto alcuni ponti come i Tre Archi e il ponte ferroviario della Scomenzera, dal momento che emergono le basi e i rinforzi in cemento».

Ieri i collegamenti sono stati molto difficili nel tardo pomeriggio. Disagi anche per i traghetti delle gondole di Santa Sofia e San Tomà. Intorno alle 17.30, quando la marea ha raggiunto il picco minimo, onde di “restìa” hanno reso problematici imbarchi e sbarchi, anche per le scalette in qualche caso irraggiungibili dai passeggeri.

Problemi di trasporti. Ma anche di igiene e di salvaguardia. Da oltre dieci anni lo scavo dei rii è stato sospeso. Una “grande opera” riavviata dalla giunta Cacciari, a metà degli anni Novanta, dopo decenni di abbandono. Un piano trentennale per lo scavo dei rii e il restauro di ponti, rive e fondamenta era stato messo a punto dalla nuova società per la manutenzione urbana creata dal Comune, Insula spa. Piano in parte avviato, che aveva dato i suoi frutti. Poi, nei primi anni Duemila, la scelta di privilegiare le dighe mobili.

Al Mose erano andati quasi tutti i fondi della salvaguardia e della Legge Speciale, lasciando letteralmente all’asciutto la città per la sua manutenzione, i restauri e lo scavo dei rii.

E adesso i risultati si vedono. Immagini ormai dimenticate, di barche in secca sul fango emerso dei canali, riappaiono. Insieme a tutte le criticità come il degrado di pietra d’Istria e mattoni soggetti al continuo affronto delle correnti e del moto ondoso.

In questi giorni vengono alla luce le crepe e la fragilità di una città che vive sull’acqua. Che si ricorda di questo solo in occasione delle acque alte eccezionali – per fortuna molto limitate in questo 2015 – o dei dibattiti sul Mose e le grandi opere.

In realtà in giornate d’inverno come queste Venezia appare ancora più fragile. Svuotata dell’acqua che costituisce la sua linfa vitale. Con le crepe e i buchi subacquei bene in evidenza. E le vie di collegamento – quello che sono le strade in tutte le altre città – impraticabili. Si continua così almeno fino a Capodanno. Quando con la bassa pressione dovrebbe arrivare anche la pioggia e, forse, di nuovo l’alta marea.

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