A Venezia 1600 nuovi italiani in un anno: uno su tre proviene dal Bangladesh
Cresce il numero di cittadinanze concesse agli stranieri, la prospettiva elettorale. In provincia i rumeni prima comunità

La sfida della città multietnica si intreccia con la crisi demografica che porterà gli attuali 250 mila residenti di Venezia a scendere, stando agli scenari, a 235mila nel 2041.
Già oggi un cittadino su sei arriva da un paese straniero. L’ultimo dato di fine 2024 parla di 41.664 cittadini stranieri che vivono in città. E di conseguenza cresce il numero di persone che richiedono di diventare cittadini italiani. Erano stati 1.365 nel 2022 nel nostro Comune ad ottenere la cittadinanza italiana. Il dato è salito a 1.660 a fine 2024. Quasi 300 in più.
Dato che pare destinato a crescere. I nuovi cittadini, con la cittadinanza acquisiscono diritti e doveri, giurando sulla Costituzione italiana. Ma in città non hanno alcuna rappresentanza. Solo diventando cittadini italiani di fatto acquisiscono, con il diritto di voto, voce sulla città in cui vivono. Delle nuove cittadinanze, una su tre è di cittadini di origine bangladese.
Il Bangladesh, infatti, nel 2024 ha visto 494 cittadinanze italiane acquisite a Venezia. Segue la Moldovia con 271, poi un centinaio per i macedoni e cifra analoga per i rumeni. Via via seguono le altre nazionalità, in tutto sessanta. Ci sono anche 54 posizioni che sono in via di definizione in questi mesi.
Dati analoghi anche nel 2022 con poco oltre 400 cittadinanze italiane a cittadini del Bangladesh. In quell’anno l’ufficio statistica del Comune di Venezia indicava anche il dato di quanti erano nati a Venezia, 396, sempre tra le 60 diverse nazionalità presenti in città.
Rispetto ai cittadini del Bangladesh, con il loro primato di quasi 10 mila presenze, sono ben poche, massimo una ventina l’anno, le cittadinanze ai cittadini cinesi, la prima comunità straniera arrivata in città. E questo perché la maggior parte ha il timore di perdere il passaporto cinese, scegliendo la cittadinanza italiana.
Ecco perché la comunità del Bangladesh è quella che più si sta avvicinando al mondo della politica cittadina in vista delle prossime elezioni amministrative. E del perché aumenta l’interesse dei partiti.
Se il Partito Democratico aveva eletto il primo consigliere di municipalità del Bangladesh, ora in queste settimane c’è la corsa alle candidatura sia nel centrodestra (con Prince Howlander, entrato nel direttivo di Mestre di Fdi) che nel centrosinistra con Kamrul Syed e Clark Manwar che è deciso a correre di nuovo per un posto in consiglio comunale.
La ressa dello scorso weekend in via Paruta, sfociata in disagi e anche liti, è legato anche alla necessità di mettere in regola documenti per rinnovare permessi di soggiorno o proprio chiedere la cittadinanza, che è - va ricordato - una procedura decisamente lunga, che in Italia dura ben 13 anni.
In tutto il Veneziano vivono 88.882 cittadini di origine straniera. Sono il 17,7% della popolazione residente e il 10,6% dei residenti in Veneto, che è la quarta regione italiana per presenze straniere. In provincia la comunità del Bangladesh rappresenta il 12,8 per cento della popolazione, superati solo dai cittadini rumeni, quasi il 23 per cento.
E Venezia, subito dopo Padova, è il primo comune capoluogo per presenza straniera (oltre 39.300 persone), dato che arriva al 15,7%. In provincia oltre 17 mila ragazzi e ragazze stranieri, il 16,4 per cento, frequentano le scuole. Se non ci fossero loro le classi nella provincia di Venezia diminuirebbero del 16,5%. E di conseguenza servirebbero meno docenti.
Altri dati: in provincia 84.890, il 17 per cento, sono contribuenti. Pagano le tasse qui. Il reddito pro capite dichiarato è di 16.850 euro. Circa 8.500 euro in meno degli italiani.
Da tempo si parla degli immigrati come di una necessità, per reperire forza lavoro e per sopperire al fatto che gli italiani non fanno più figli. Altrimenti le scuole si svuotano, i servizi calano e le città diventano solo per vecchi. L’integrazione, quindi, è un tema non di poco conto, ma centrale.
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