Veneto: blitz Ros, secessionisti trattavano acquisto armi da albanesi
VENEZIA. Va dalla Lombardia al Veneto, al Piemonte, Toscana e Sardegna, l'operazione compiuta stanotte dei Carabinieri dei Ros che ha portato a 22 ordinanze di custodia cautelare in carcere e 2 agli arresti domiciliari, emesse dal Gip del Tribunale di Brescia su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di 24 indagati, a vario titolo, per associazione con finalita' di terrorismo ed eversione dell'ordine democratico e fabbricazione e detenzione di armi da guerra. Contestualmente sono state eseguite delle perquisizioni a carico di altri 27 indagati. I provvedimenti scaturiscono da un'attivita' investigativa avviata, dal 2012, dal Raggruppamento Operativo Speciale dei Carabinieri nei confronti di un gruppo riconducibile a diverse sigle di ideologia secessionista, che, secondo il Ros, aveva progettato varie iniziative, anche violente, finalizzate a sollecitare l'indipendenza del Veneto dallo Stato italiano. Sarebbe anche documentato come alcuni militanti dell'organizzazione si siano adoperati per reperire armi leggere attraverso dei contatti con la criminalita' albanese, da destinare ai membri dell'organizzazione. Le indagini hanno documentato la costituzione dell'associazione, denominata 'L'Alleanza', che ha riunito piu' organizzazioni secessioniste sotto il comune progetto dell'indipendenza dallo Stato italiano. L'Alleanza era stata costituita il 26 maggio 2012, a Erbusco (Bs), nel corso di una riunione alla quale hanno partecipato rappresentanti di Brescia Patria, di Veneto Stato, del movimento indipendentista sardo Disubbidientzia, nonche' alcune figure storiche dei cosiddetti 'Serenissimi'.
La struttura dell'organizzazione, basata su una precisa ripartizione dei ruoli tra gli associati, con l'attribuzione di compiti specifici, quali il Comandante della Piazza per la Veneta Serenissima Armata; la presenza tra gli associati di un nucleo centrale, motore propulsore dell'organizzazione; la formale adesione al progetto indipendentista attraverso la compilazione/sottoscrizione di schede di adesione, contenenti la carica rivestita e le regole tassative da rispettare. Gli appartenenti ad 'Alleanza' avevano tra l'altro la disponibilita' di luoghi di riunione riservati, quali private abitazioni, aziende di proprieta' degli indagati e ristoranti; la disponibilita' di utenze cellulari dedicate esclusivamente alle conversazioni tra gli associati; una diffusa attivita' di proselitismo, anche attraverso riunioni aperte ad un pubblico selezionato, vertenti principalmente sulla storia veneta. Secondo quanto accertato dagli investigatori, nel corso d indagini avviate gia' due anni fa, la struttura era suddivisa in una rigorosa compartimentazione interna, anche in termini di conoscenza delle iniziative in corso, quali la realizzazione di un carro armato blindato conosciuta solo da soggetti di accertata affidabilita' e non da tutti i militanti. Il carro era da utilizzare per compiere un'azione eclatante in Piazza San Marco, a Venezia. Si tratta di un 'carro armato' artigianale, definito Tanko, costruito in un capannone denominato 'arsenale', situato a Casale di Scodosia (Pd), utilizzando una pala cingolata Fiatallis, successivamente blindata e dotata di videocamere e di una bocca da fuoco, ancora da montare.
Sempre presso lo stesso capannone di casale di Scodosia, nel padovano, alcuni membri dell'organizzazione avevano recentemente realizzato una prova di fuoco a salve della 'cannoncino', che avrebbe dovuto sparare biglie di acciaio, testimoniando l'offensivita' del mezzo blindato una volta armato. Nei piani dell'organizzazione, il Tanko dovesse essere utilizzato per un'azione eclatante in piazza San Marco a Venezia, con il coinvolgimento di centinaia di persone, alcune delle quali armate. Al riguardo, gli investigatori hanno documentato come alcuni militanti dell'organizzazione si siano adoperati per reperire armi leggere attraverso dei contatti con la criminalita' albanese, da destinare ai membri dell'organizzazione. L'associazione L'Alleanza, secondo quanto emerso dalle indagini, si richiama al programma dei Serenissimi, ma con modalita' piu' aggressive e violente. Nel progetto dell'organizzazione, infatti, oltre alla liberazione di piazza San Marco, era prevista l'insurrezione degli strati delle popolazioni del nord-Italia maggiormente esasperati dalla crisi economica, con la creazione di ambasciate presso Paesi 'amici', gia' individuati nella Serbia e nella Svizzera, al fine di ottenere un formale riconoscimento internazionale. Per ottenere la massima visibilita' e vanificare l'intervento delle Forze di Polizia, dopo l'azione di piazza San Marco i membri dell'Alleanza avrebbero previsto la realizzazione di una conferenza stampa da organizzarsi in una capitale europea da individuare.
Per conseguire l'indipendenza del Veneto e di altre Regioni italiane, L'Alleanza ha svolto anche una diffusa attivita' di autofinanziamento, che ha consentito di raccogliere finora non meno di centomila euro, grazie a singole elargizioni e l'apertura, presso la Cassa Padana, di un conto dedicato alla raccolta dei fondi. Inoltre, nel corso delle indagini, sono emersi contatti con altre realta' indipendentiste piemontesi, sarde, campane e siciliane, con l'obiettivo di coinvolgerle nella protesta generalizzata a sostegno dell'azione militare vera e propria. In tale prospettiva, sono state documentate anche attivita' strumentali alla realizzazione del progetto eversivo, con l'organizzazione di conferenze e manifestazioni di piazza, nonche' la costituzione di una sorta di direttorio del nuovo governo Serenissimo, per le trattative con lo Stato italiano finalizzate alla secessione del Veneto dall'Italia.
Nel quadro delle condotte dei militanti dell'Alleanza e' stata rilevata dalle indagini una finalita' eversiva ancora piu' determinata rispetto all'esperienza fallita dai Serenissimi nel maggio del 1997, in quanto gli associati hanno evidenziato la piena consapevolezza della necessita' di alzare il livello di scontro per conseguire gli obiettivi prefissati. Proprio in relazione alla finalita' eversiva del gruppo, e' stato sottolineato nel provvedimento cautelare come: l'obiettivo della secessione ottenuta con metodi violenti - e, quindi, al di fuori della civile dialettica politico-ostituzionale - configuri un comportamento finalizzato all'eversione dell'ordine democratico, violando l'art. 5 della Costituzione che sancisce il principio della indivisibilita' della nazione. Peraltro, l'ipotesi del salto di qualita' compiuto dall'Alleanza trova riscontro nella: dichiarata determinazione ad utilizzare le armi e nella fabbricazione di strumenti idonei al raggiungimento dello scopo, quali il descritto carro armato. Nel caso dei Serenissimi, invece, i mezzi blindati utilizzati erano talmente rudimentali da non poter essere usati in modo ripetibile, elemento che ne aveva impedito la qualificazione di armi, come sancito all'epoca dalla sentenza della Corte d'Assise d'appello di Venezia.
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia