«Veneto autonomo e comuni separati Serve l’election day»
La lettera al governatore Luca Zaia è stata spedita l’altro ieri. Per ricordargli il percorso dal basso che ha portato alla raccolta delle firme per il referendum per la separazione di Venezia e Mestre, e per invitarlo a programmare un election day, il prossimo 22 ottobre, così i veneziani alle urne potranno esprimersi oltre che sull’autonomia del Veneto, anche sulla separazione del Comune. La lettera porta la firma di Marco Sitran, a capo degli autonomisti veneziani.
Sitran, è la stessa battaglia?
«Dire che sono due battaglie di una grande guerra per l’autonomia del Veneto e la nascita dei Comuni della Venezia insulare e di Mestre, una città metropolitana di centri urbani connessi e non più diluiti in un comuni ibrido. Senza contare che, accorpando i due referendum, il costo per il nostro starebbe solo nello stampare le schede, 5 mila euro o poco più invece di un milione».
Il Comune però ha presentato ricorso al Tar, contestando sia la legittimità del referendum, nella cornice della nuova Città metropolitana, sia il merito della proposta di legge per la nascita di due Comuni.
«È un ricorso in cui contesteremo la lite temeraria, presentato solo per diffondere nell’opinione pubblica il senso di illegittimità. Il Comune era chiamato solo a dare un parere, non vincolante, sulla meritevolezza e non l’ha fatto. Punto».
A dire il vero il ricorso al Tar entra anche nel merito sostenendo, in sintesi, l’assurdità e l’impraticabilità della proposta.
«Brugnaro dovrebbe ricordarsi che, in campagna elettorale, al ballottaggio, aveva firmato un accordo con il quale si impegnava a indire il referendum per la separazione e a garantire l’elezione diretta del sindaco metropolitano».
Ammetterà però che i dubbi sulla legittimità del referendum, nella nuova cornice della Città metropolitana, arrivano da diverse parti.
«Per noi non ci sono dubbi. Prevale il diritto costituzionale che affida alla Regioni, in via assoluta, la competenza a modificare le circoscrizioni dei comuni, una volta sentite le popolazioni. Non mi pare che ci sia stata una revisione della Costituzione in questo senso».
Con quale affluenza il referendum potrà essere giudicato come un successo?
«Sotto un’affluenza del 50% certo non potremo dire di essere contenti».
Un sondaggio della scorsa estate della Fondazione Ca’ Foscari, con 600 intervistati, dice che il 72% degli intervistati è favorevole al referendum. Ma questo non vuol dire che sia per il sì.
«Sono convinto che la maggior parte della popolazione di Venezia sia per il sì. Ho qualche dubbio su Mestre. Ma bisogna tener conto dei voti anche per aree. Perciò la Regione potrebbe procedere alla divisione anche se, per dire, Venezia votasse sì alla separazione e Mestre no».
Chi voterà sì secondo lei?
«Molti giovani, che per la prima volta si possono esprimere sulla separazione. Vedo molto fermento e iniziativa in giro. In molti hanno capito il nostro obiettivo: una grande città, fatta di centri urbani autonomi, con una direzione unitaria per i servizi di rete».
Se vincesse il sì, Brugnaro dovrebbe dimettersi?
«Ci ha aveva definito quattro sfigati... Certo, se vince il sì deve dimettersi. Ma già con il ricorso che ha presentato si schianterà. Io non ce l’ho con lui ma ha disatteso gli accordi e impedisce ai residenti delle due città di esprimersi. In molti sono convinti che Venezia e Mestre sarebbero più forti da sole».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia