Venetisti e no global a San Marco, la Digos pronta con le denunce
VENEZIA. Piazza San Marco non può essere il teatro di manifestazioni politiche. Lo stabilisce un decreto prefettizio del 2009 e il divieto è stato ribadito dal Comitato provinciale per la sicurezza e l’ordine pubblico alla vigilia del 25 aprile. Proprio per questo la Digos di Venezia è al lavoro per identificare chi martedì era in Piazza con il chiaro intento di manifestare e non semplicemente di passaggio.
Nel giorno di San Marco in Piazza sono arrivati un migliaio di venetisti e 150 giovani dei centri sociali del Nordest. I primi per celebrare i fasti della Serenissima e la ricorrenza del santo patrono, i secondi per ribadire che Venezia è una città accogliente e antifascista. E proprio nel momento in cui i ragazzi dei centri sociali sono arrivati in corteo, l’atmosfera si è surriscaldata. Prima i cori, poi gli insulti, infine più di qualche spintone. Tutto sedato dal rapido intervento dei poliziotti del Reparto Mobile che con una carica hanno diviso i due schieramenti, riportando la calma. Tutto è stato ripreso, come da prassi, dagli uomini della Digos presenti in Piazza che ora sono al lavoro per visionare i filmati e identificare i “capipopolo” - da entrambe le parti, precisano dalla Questura lagunare - per poi procedere con le denunce. Due le contestazioni che potrebbero essere mosse: la manifestazione non autorizzata e la violazione del decreto prefettizio che bandisce le manifestazioni politiche nel salotto della città.
I venetisti hanno sfruttato l’onda lunga del concerto organizzato in Piazza dal Comune (e quindi autorizzato) per sistemarsi sotto al palco tutti imbandierati e lanciare qualche slogan. I centri sociali avevano annunciato la manifestazione dal palco del raduno nazionale di Pontida e sui social, e in Piazza sono arrivati dietro a uno striscione in corteo. La Digos sta vagliando comportamenti e violazioni, anche in relazione agli scontri che si sono verificati a centro Piazza e che hanno visto coinvolti gruppetti ristretti di persone. Una prima descrizione generale di quanto è successo è già stata inoltrata all’autorità giudiziaria, ma il passo successivo è quello di dare un nome e un cognome a chi eventualmente si è macchiato di qualche reato, non solo strettamente legato alla “manifestazione”.
Erano stati gli stessi venetisti, martedì, a sottolineare come a loro dire fossero stati usati due pesi e due misure tra loro e i centri sociali. «L’unica manifestazione è stata quella promossa dal Comune, i nostri si sono ritrovati spontaneamente. Se c’è chi voleva creare confusione, sono stati i centri sociali: la Questura chieda a loro», spiega Alessio Morosin di “Indipendenza Veneta”, «Avevamo chiesto di andare in corteo dalla stazione al consolato spagnolo, la Questura ci ha detto che non era opportuno e abbiamo ubbidito. Ma nessuno potrà impedirci di andare in piazza».
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